In concorso per il Platinum Grand Prize, questa produzione argentina presenta, sotto la direzione di Marìa Veronica Ramìrez, quattro corti di animazione che raccontano quattro anime diverse, ma forse vicine, della mitica Baires. Quattro soggetti talmente differenti tra loro non soltanto per la trama, ma anche e soprattutto per la tecnica scelta, da convivere con qualche difficoltà: difficile definirli veri episodi, anche se certamente la musica costituisce il vero trait d’union.
Il primo corto, irresistibile, racconta l’improvviso irrompere di uno smisurato centro commerciale in uno storico quartiere della città. Attraverso la vicenda di un macellaio, rimasto privo di clienti, assistiamo alla trasformazione del paesaggio urbano e delle abitudini degli abitanti, al poetico e patetico tentativo del commerciante di conservare un’attrattiva, fino al finale inaspettato e circolare che riporta la situazione al punto di partenza. In sottofondo, l’anonima voce dello speaker della radio locale commenta l’evolversi dei fatti incarnando il qualunquismo, la rassegnazione e l’orgoglio di una cultura intera. La scrittura ironica e serrata s’intreccia con una tecnica particolare, l’animazione attraverso il collage: molto vicina alle più attuali tendenze dell’illustrazione argentina, crea con forza un mondo elegante ed evocativo, ironico e graffiante, molto potente dal punto di vista espressivo. I personaggi, estremamente incisivi nella grafica, intrecciano le loro sorti con quelle dei tagli di carne, veri protagonisti della scena: come potrebbe essere altrimenti, vista l’imprescindibile propensione degli argentini per le proteine animali? Anche in questo caso, come per il coreano Padak (e in attesa di Dead Sushi), è sconsigliata la visione ai vegetariani.