Àrbores | Il documentario disponibile su OpenDDB fino al 13 ottobre

Dopo essere stato presentato al 24esimo Festival CinemAmbiente di Torino, nella sezione Made in Italy, il documentario Àrbores sarà disponibile dal 3 al 13 ottobre 2021 sulla piattaforma OpenDDB con una capienza massima di 500 accessi.

Accompagnati dai racconti di Grazia Deledda, uno sguardo sulle creature del monte Ortobene, per vivere la storia perduta degli alberi della Sardegna.

Àrbores | La trama

Durante il 1800, una speculazione selvaggia guidata dai governo piemontese dei Savoia, rade al suolo l’ottanta percento dei boschi della Sardegna. Nel 1861 il regno di Sardegna si trasforma in Regno d’Italia e la Sardegna paga il suo tributo al nuovo Stato diventando, ormai brulla, l’Isola delle pecore. L’isola disboscata e delle pecore.

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Cantato da Grazia Deledda, Nobel per la letteratura nel 1926, il bosco del monte Ortobene, a Nuoro, ha subito, nella seconda metà dell’800, la medesima sorte. Oggi, dopo gli speculatori, i taglialegna, i carbonai, gli incendi, la foresta ricresce. La notte, gli animali del bosco, cinghiali, martore, volpi, donnole, ricci, si riprendono i loro spazi e sembrano incontrarsi per mangiare e danzare insieme. Dalle ceppaie di quei lecci millenari gli alberi rinascono. Ma l’albero è sempre lui, ha sempre mille anni.

Come dice Sainkho, cantante delle foreste siberiane, gli alberi sono creature viventi, che hanno un legame indissolubile con le persone vive, soprattutto perché custodiscono lo spirito degli antenati e delle generazioni che ci hanno preceduto. Generazioni di persone che rispettavano gli spiriti degli alberi, delle rocce e dei fiori, che vivevano in armonia tra di loro e con la natura.

La storia del bosco del Monte Ortobene

Nessuno, ancor meno i sardi, pensa davvero che la Sardegna, solo 150/200 anni fa, era una terra ricoperta di boschi millenari con corsi d’acqua abbondanti e un clima conseguente: fresco, rigoglioso e umido. La rappresentazione di una Sardegna brulla, arida e desolata, “coltivata a granito”, popolata di pecore, di pastori, di briganti per conformazione del cranio, inizia solo alla fine dell’800.

La storia del bosco del Monte Ortobene, a Nuoro, è un esempio di quello che è capitato ai boschi della Sardegna intera. Un bosco millenario, sacro alla popolazione, abbattuto dai colpi di scure dei taglialegna, come racconta bene Grazia Deledda in diversi suoi romanzi. Una piccola parte di quel bosco unico che era la Sardegna prima dell’Unità d’Italia.

Dopo il totale disboscamento subito nel corso del 1800, anno dopo anno, il bosco del Monte Ortobene, lentamente, ricresce. Dalle ceppaie di querce gigantesche nascono nuovi alberi. I cinghiali, un tempo spariti, oggi popolano ogni anfratto, ogni cespuglio del Monte. Dopo un inverno finalmente piovoso, tutte le fonti sono gonfie d’acqua. L’acqua, da monte a valle, sembra fare un percorso conosciuto a memoria e ridona vita a oltre 40 fonti. La terra si risveglia.

Àrbores | Riprese in tempo reale e agli infrarossi

Àrbores è frutto di un lavoro di osservazione fatto di 3 giorni di riprese al mese, giorno e notte, per 24 mesi. Una natura raccontata quasi in tempo reale, a dispetto di qualsiasi condizione metereologica, attraverso trappole fotografiche per gli animali, a terra e sugli alberi. Riprese del bosco dall’alto e da dentro, per dare l’idea di vita, di natura, di condivisione.

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Le riprese notturne sono state tutte realizzate agli infrarossi, alla luce della luna o di luci artificiali invisibili all’uomo e agli animali, e raccontano un mondo a cui l’uomo non ha accesso, abitato da fate, folletti e da spiriti erranti.