belle-sebastien-nicolas-vanier-al-festival-di-roma-2013-sul-red-carpet-accanto-a-un-bellissimo-pasto-291448Per presentare il film Belle & Sebastien al Festival del Film di Roma, è arrivato a Roma il regista Nicolas Vanier, appassionato di viaggi, scrittore e artista, che insieme al grosso cane Belle del film ha attraversato il red carpet nel pomeriggio di questa seconda giornata di festival, tra bambini emozionati e divertiti e fiocchi di neve che volteggiavano in aria per ricreare la bianca atmosfera della montagna, scenografia indiscussa del film. Ecco cosa ci ha raccontato il regista francese durante la conferenza stampa del film.

1) Per l’adattamento cinematografico, è rimasto fedele alla serie francese degli anni ’60 o al cartone giapponese degli anni ’80?

La base della scrittura è stato il romanzo televisivo, la serie mandata in onda in bianco e nero nel 1965, tratta dai romanzi di Cecile Aubry. Ho visto la serie per poter scrivere la sceneggiatura e ho cercato di capire la chiave di quel successo. Ho cercato di elaborare poi la mia storia per il cinema, ma con come fondamenti ho lasciati quelli della serie originale. Il mio desiderio era fare in modo che chi conoscesse la serie ritrovasse i personaggi, l’umore provando un po’ di nostalgia e le nuove generazioni trovassero una storia moderna fatta per il cinema e piacevole da guardare.

2) Cecile Aubry è stata una grande attrice degli anni ’50 per il cinema francese, ed è morta da poco. Come ha coinvolto il figlio che ha un cameo nel film?

Non ho avuto la fortuna di conoscerla personalmente la Aubry, ma ho guardato tante cose che lei ha fatto. Ho coinvolto il figlio fin dall’inizio del film, perché secondo me è il proprietario di questa storia e gli ho chiesto subito di partecipare. Lui ci teneva a ritrovare le atmosfere della serie dell’epoca, avevo paura di deluderlo, ma quando abbiamo cominciato a lavorare insieme, ha condiviso il progetto senza problemi.

3) Il messaggio, l’insegnamento più importante del film secondo lei?

Uno degli elementi del successo della serie originale è che oggi è importante il senso della libertà. Oggi in Francia la legge fa sì che le colonie estive dei ragazzi chiudono perché questi non possono esprimersi. La libertà secondo me invece è un valore essenziale insieme al rispetto per l’ambiente.

4) Wilder diceva : “Mai fare un film con un cane e con i bambini”. Cosa ne pensa?

Aggiungerei: ‘Mai girare per il 100% in esterni in montagna ad alta quota’. Per fare un film con un bambino di 7 anni e mezzo ci sono ovviamente dei limiti da osservare…l’attenzione per esempio che non è sempre alta e costante. Il cane di quella razza poi è complicato perché è un cane indipendente. Ma io adoro i cani, adoro i bambini e la montagna, quindi mi sono fatto guidare dalla mia passione. La troupe è la stessa del mio film precedente che ho girato in Siberia, quindi eravamo anche abituati a quelle temperature e condizioni climatiche.

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5) Quanto la sua esperienza umana influisce sul lavoro di regista?

In questo caso l’aspetto più interessante è stata la possibilità di raccontare una storia di finzione con attori professionisti, poichè nei miei film precedenti non lo erano e ci sono state difficoltà.

6) Come si è creata l’alchimia tra il bambino e il cane? Una volta scelto il giovane Felix tra gli oltre 2000 provini, avete fatto una prova rapportandolo al cane?

Volevo replicare la chiave del successo incarnata dalla presenza scenica di Sebastien. La produzione ha messo in moto ingenti mezzi per scegliere il bambino, e mi hanno consentito di trovare lui e le sue doti eccezionali. Ho visto 200 dei 2400 provini, e ne ho selezionato altri 12, che ho messo in contatto con dei cani. Poi ho ripreso la scena con la videocamera, per vedere come questi piccoli interpreti si avvicinassero agli animali e come gli animali reagissero a loro. Così ne ho selezionato 4 e poi Felix ha vinto per la sua espressività eccezionale. Comunque il rapporto tra lui e il cane poi è diventato simbiotico, lui era l’unico sul set a poter toccare il cane e dirgli cosa fare.