“Ho fatto tanti film biografici, soprattutto nel settore dell’arte. Miran era mia socio per la Videoest, avevamo funzioni diverse nella stessa società. Lui era un reporter che è capitato in zone di guerra e questo film è stato fatto dopo venti anni dalla sua morte, montando filmati lasciati da lui” ha raccontato Giampaolo Penco, regista del documentario Saluti da Miran, presentato ieri al Biografilm di Bologna, per la sezione Biografilm Italia. Miran Hrovatin è l’operatore che fu ucciso a Mogadiscio nel 1994 insieme alla giornalista della Rai Ilaria Alpi, mentre seguiva la guerra civile somala ed indagava su un traffico d’armi e rifiuti tossici illegali. Come la storia ci ha insegnato, spesso quando ci si avvicina troppo alla verità, il livello di pericolo diventa alto e la vita assume tutto un altro significato.
“Si tratta di un racconto, una risposta degli amici alla perdita di Miran. Non cerco di scoprire qualcosa di nuovo. Ilaria Alpi è sicuramente una presenza costante che si avverte nel film, ma la sua e quella di Miran sono due storie diverse, che si sono contrapposte solo per l’occasione” ha spiegato Giampaolo Penco, che, unendo filmati originali di repertorio con delle toccanti interviste alla moglie, al figlio Ian, colleghi e amici del compianto Hrovatin, tesse un ritratto di un uomo che ha reso un servizio importante alla storia e al mondo dell’ informazione, mettendo in gioco la sua vita per mostrare al mondo cose che accadono ogni giorno e spesso passano sotto gli occhi di tutti in modo del tutto indifferente. Saluti da Miran, oltre ad essere un documentario ben costruito e con una struttura narrativa puntuale e accurata, è una cartolina di addio, tra commozione e orgoglio per un amico, un marito, un padre e un collega da non dimenticare.