L’anno scorso l’immagine icona del Biografilm Festival di Bologna era un bianco e nero Sugar Man, che ha conquistato pubblico e critica non solo per la sua musica evocativa ed emozionante, ma anche per la storia incredibile della sua vita, raccontata nell’omonimo documentario di Malik Bendjelloul. L’11° edizione invece si colora con una Iris Apfel in versione pop che sbircia dai suoi grandi occhiali da sole il fermento del festival, tra le sale di proiezione i luoghi di festa e di ritrovo.
Un personaggio come Iris è perfetta per un documentario, ma anche per un film. Ascoltando la sua storia e vedendo momenti della sua vita è facile che vengano in mente alcune figure della cinematografia, per cui forse i registi e gli sceneggiatori si sono ispirati alla fashion guru di New York. Tuttavia, nonostante la storia curiosa influenzata da varie tematiche come la moda, lo stile, l’amore e la passione per il proprio lavoro, la riuscita del documentario Iris è dovuta al maestro Albert Maysles che sceglie uno stile narrativo pieno di ritmo, rendendo il racconto dinamico e piacevole da seguire come una commedia americana di successo. A noi non rimane che seguire il consiglio che la madre di Iris Apfel le diede per iniziare con amore il suo mestiere: “Comprati subito un vestito nero, fino a quando avrai un vestito nero nell’armadio avrai qualcosa da metterti in ogni occasione“. Come consiglio di stile non c’è che dire, ma se funziona anche per arrivare alla sua età con una tale energia e spirito, dobbiamo sicuramente prenderne nota.
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