Euforia, Valeria Golino convince e commuove con la sua opera seconda

Matteo (Riccardo Scamarcio) vive a Roma, è un imprenditore di successo con una vita a dir poco agiata e ‘movimentata’. Suo fratello Ettore, invece, vive a Nepi, è professore di liceo e ha sempre condotto una vita molto più tranquilla e riservata. Un momento particolare della vita li farà però riavvicinare, incrociando la contagiosa euforia di Matteo con la serietà malinconica di Ettore. E l’affetto che unisce i due fratelli poco alla volta emergerà anche attraverso il muro delle loro diversità esistenziali, sostenendoli poi anche in quelle dure prove cui la vita sembra averli messi di fronte.

Valeria Golino regista di Euforia

Euforia: il film di Valeria Golino presentato a Cannes 2018

L’attrice e regista Valeria Golino torna per la seconda volta alla regia con un’opera che sfrutta il tema della malattia per parlare di affetto (fraterno, e non solo), e che circumnaviga il perimetro dei sentimenti cercando di trovare nuovi sbocchi verso un conoscersi che vada oltre le barriere circostanziali, e del passato. Su sceneggiatura scritta dalla stessa Golino assieme a Francesca Marciano, Valia Santella e Walter Siti, Euforia è un’opera che insegue a un tempo l’euforia (appunto) e la malinconia della vita, tracciando un percorso altalenante dove l’una è sempre, infine, parte integrante dell’altra. Costruito attorno a una fase di catarsi e profonda ri(elaborazione) come può essere la battaglia contro una malattia, il film della Golino sfodera una scrittura non sempre perfetta ma senz’altro centrata, una regia dal piglio sicuro, e un cast ottimamente assortito in cui spicca l’affiatamento tra il sempre ottimo Valerio Mastandrea nei panni di Ettore e un bravo Riccardo Scamarcio in quelli di Matteo. 

Valerio Mastrandrea in Euforia

Euforia: un amore fraterno ritrovato 

Il processo d’avvicinamento, alternato allo scontro, di questi due fratelli uniti da un affetto sincero ma divisi dalle diversità caratteriali, e di scelte di vita, sembra avere un po’ il potere rinfrancante di una liberatoria danza sotto la pioggia – della vita. Sorrisi e lacrime si alternano all’interno di una riflessione sulla condizione umana che mostra le fragilità, ma riesce anche a valorizzarle alla luce del loro essere, se viste da altre prospettive, anche pregi. E così l’euforia scomposta di Matteo diventa energia positiva per affrontare le battaglie della vita, mentre il carattere riflessivo di Ettore muta in terreno comune dal quale tirar fuori una sensibilità e una partecipazione affettiva non naturalmente in emersione. 

Alla sua opera seconda, presentata nella sezione Un Certain Regard a Cannes 2018, Valeria Golino convince e in qualche misura anche commuove, dirigendo una tenera storia di fratelli che imparano, in qualche modo, nuovamente ad amarsi e a ritrovare quel filo comune che qualche volta il tempo o le incomprensioni fanno, nostro malgrado, smarrire.