Biografilm 2022 | The Princess apre il festival: la recensione del nuovo film su Lady D

Biografilm 2022 | The Princess apre il festival: la recensione del nuovo film su Lady D
3.5 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

La diciottesima edizione del Biografilm festival – a Bologna fino al 20 giugno e in streaming su MYmovies dal 12 al 22 giugno – è stata inaugurata dalla proiezione del film The Princess di Ed Perkins, nuovo documentario su Lady Diana presentato alla presenza del regista e di Simon Chinn, produttore premio Oscar per Man on Wire e Searching for Sugar Man, entrambi proiettati nelle precedenti edizioni del festival. The Princess sarà trasmesso su Sky Documentaries e in streaming su NOW in concomitanza con l’anniversario della scomparsa di Lady D il prossimo 1 luglio. Nell’attesa, ecco la nostra recensione. 

Biografilm 2022 | la recensione di The Princess

Non ci sono “talking heads” o lunghe interviste a studiosi, giornalisti, opinionisti, in The Princess. Non ci sono diapositive, grafici, diagrammi o mappe, indicazioni riguardanti date, nomi o luoghi. Ci sono invece un sacco di voci, tutte senza un nome associate ad esse, che fanno da commento alle più disparate immagini dell’epoca e condividono liberamente pensieri su di una persona che (probabilmente) non hanno mai neanche conosciuto. Quella persona è Diana Spencer. L’ottimo documentario di Ed Perkins a lei dedicato evita molte delle trappole che siamo arrivati ​​ad associare al documentario moderno, spesso incapace di rimanere sul tema, vittima delle sue stesse digressioni. L’effetto è, all’inizio, straniante: il film si apre all’interno di un’auto mentre un gruppo di amici gira per Parigi di notte. Il filmato è antecedente a qualsiasi iPhone, Instagram o TikTok, ma l’effetto è lo stesso: l’immediatezza e l’intimità di quel materiale privato viene interrotta dalla comparsa della principessa all’uscita dell’Hotel Ritz, assediato da paparazzi e curiosi. Subito, fin dai primissimi minuti, Ed Perkins ribalta il punto di vista che solitamente si adotta per questo genere di documentari: non è l’ambito privato della protagonista ad interessare (a differenza di Spencer di Pablo Larraín, ultimo dei tantissimi film di finzione su Lady D), ma piuttosto come la sua narrazione pubblica irrompa nel privato di tutti gli altri (spettatori, cittadini).

Perkins sceglie così di concentrarsi sull’immagine che di Diana è arrivata al pubblico attraverso i media. Utilizzando solo filmati d’archivio, di dominio pubblico e privati, The Princess non vuole svelare un lato inedito della Principessa Diana, ma riflettere sul modo in cui l’affetto del pubblico nei suoi confronti si è andato consolidando nel corso degli anni, fino a giustificare l’espressione di “principessa del popolo”. Applicato ad altri personaggi illustri, questo approccio non darebbe vita ad un film così interessante. Ma invece è evidente dalle immagini che la riguardano, come Diana fosse in grado di entrare in relazione con il pubblico anche soltanto con uno sguardo enigmatico o giocoso lanciato da sotto la sua grande massa di capelli. Un piccolo gesto capace di restituire tutto lo scarto tra il sé pubblico e il sé privato e la difficoltà nel farli coincidere.

Un atto di accusa verso i media

Il risultato è un documentario declinato al presente, che riflette sul modo in cui i media hanno inquadrato Diana per oltre 17 anni, che vanno dalla sua entrata nella famiglia reale alla sua tragica fine nel 1990. The Princess funziona quindi come un atto d’accusa rispetto alle immagini che mostra. Al suo meglio, spinge lo spettatore a domandarsi quanto sia stato difficile per Diana mantenere il controllo sulla propria immagine e la sua storia quando era sotto costante sorveglianza e inevitabilmente oggetto principale di ogni discussione. Assemblato cronologicamente, il film di Perkins si pone come un’indagine in presa diretta su come la storia di Diana sia stata raccontata mentre si stava ancora svolgendo, arrivando ad affermare che non potremmo mai conoscerla veramente, perché tutto ciò che presumevamo di sapere su di lei è e rimarrà solamente un’ipotesi.

Lady Diana appare sempre distante, anche anche quando la telecamera è in primo piano. Il film intrappola lo spettatore nel tipo di isteria che voleva consumare lei e le sue emozioni, nell’ansia di voler spiegare la sua relazione con il principe Carlo e gli attriti tra loro attraverso un discorso esclusivamente politico. Sembra essere inorridito dalla spettacolarizzazione che si è fatta della vita della Principessa Diana, ma allo stesso tempo, proprio con il montaggio di quelle ripetute invasioni nella sua privacy, appassiona, coinvolge, chiede a chi guarda di non distogliere lo sguardo.