Internet è la rivoluzione tecnologica e socio-culturale più importante degli anni ’90/2000; una rete che, connettendo dispositivi in tutto il mondo, è sinonimo di globalizzazione ed evoluzione. Come tutte le grandi innovazioni anche l’interconnessione ha un lato oscuro. L’ambiguità, il mistero di comunicare con qualcuno di cui conosciamo solo il nickname rende il web un potente mezzo comunicazione ma anche un pericolo che sconfina nella dipendenza dalla tecnologia e in molto altro. Un tema riproposto dal cinema horror in Friend Request, l’horror di Simon Verhoeven dedicato al più celebre dei social network, Facebook. Marina (Liesl Ahlers), dopo aver perso l’amicizia virtuale di Laura (Alycia Debnam-Carey), si suicida filmando la scena con la webcam. Laura, colpevole di aver cliccato il tasto unfriend sul profilo dell’amica, si ritrova perseguitata da un terrificante spirito demoniaco. Il web è stato raccontato più volte dal cinema di genere; ecco perché, prima di vedere Friend Request il prossimo 9 giugno, è necessario ricordare quei film che hanno trasformato il dono della connettività nel più grande incubo dei nostri tempi:

L’origine della Paura 2.0

Nel 2002 William Malone, l’autore del remake de Il mistero della casa sulla collina, realizza il primo film di genere dedicato al mondo cibernetico: Paura.com. Interpretato da Stephen Dorff, Natascha McElhone e Stephen Rea, Paura.com si basa su una terrificante pagina internet che trasforma in realtà gli incubi più profondi di chi la visita. “Vuoi vedere di più?” E’ impossibile resistere al richiamo della curiosità, della trasgressione di voler guardare dove ci è vietato farlo. Paura.com gioca con lo spettatore in modo acerbo ma precognitivo svelando il lato dark della rete. Feed, il thriller-horror diretto da Brett Leonard nel 2005, è invece più legato alle perversioni della realtà: un serial killer carica su un sito internet dei video in cui nutre donne corpulente fino al loro decesso; un’indagine reale che anticipa i pericoli della popolarità sul web.

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Le sfumature thriller della rete

Una delle prime pellicole a portare sul grande schermo il mondo di internet è The Net, il thriller di Irwin Winkler con Sandra Bullock. Nel 1995 si parlava poco di furto d’identità, un aspetto che rende avveniristica la fuga della programmatrice Angela Bennett da hacker in grado di manipolare i suoi dati nella rete. Nel 2008, dopo il successo di Schegge di Paura e Il tocco del male, Gregory Hoblit confeziona un thriller accattivante e attuale: Nella rete del serial killer. Interpretato da Diane Lane e Colin Hanks, il film vede un agente del Dipartimento di Polizia di Portland alle prese con un serial killer del web. Killwithme.com è il sito non tracciabile (il titolo originale è Untraceable) su cui Owen Reilly carica in diretta streaming i video delle sue vittime. I veri assassini sono gli utenti che, connettendosi al sito, aumentano l’efferatezza dell’omicidio; un’analisi dura, reale su quanto la curiosità superi la paura e l’orrore di guardare. Su un versante più ironico si colloca Scream 4, il quarto capitolo della celebre saga slasher. Diretto ancora una volta da Wes Craven, Scream 4 sostituisce i telefoni cellulari della trilogia originale con internet e i social network. Ghostface si è aggiornato ai tempi moderni ed è disposto ad accoltellare chiunque per l’agognata visibilità mediatica.

Chat da incubo

Hideo Nakata, il creatore della saga di The Ring, analizza i pericoli insiti nelle chat ne I segreti della mente, l’affascinante horror psicologico con Aaron Taylor-Johnson e Imogen Poots. Cinque ragazzi, amareggiati dalla vita reale, si rifugiano nella virtualità per trovare persone con cui confidarsi ma, uno di loro, tenterà di manipolarli per i suoi oscuri fini. Caratterizzato dall’affascinante mix realtà/virtualità, I segreti della mente rappresenta l’alienazione dei giovani di oggi, rinchiusi giornate intere in mondi inesistenti. Meno psicologico e decisamente più slasher è invece Smiley, il thriller di Michael J. Gallagher del 2012, che racconta la leggenda metropolitana secondo cui, scrivendo tre volte a una persona su internet “I did it for the lulz“, la si condanni a morte a certa. Nello scult di Gallagher tornano molti must della rete, dallo “Smile” che caratterizza il serial killer alla parola “Lulz” che evoca l’utilizzassimo “Lol“. Non è un thriller di qualità ma è sicuramente l’ennesima variazione dark del tema. Su tutto un altro livello si colloca invece Unfriended, il mockumentary di Levan Gabriadze ambientato completamente sul MacBook Air della protagonista. Prodotto da Jason Blum, Unfriended è una variazione del genere che affronta tematiche importanti come il cyber-bullismo e le tragiche conseguenze che ne derivano.

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La cupa serialità del web

Il confine tra il cinema horror e le serie tv è sempre più labile oramai. Dopo il successo di American Horror Story, The Walking Dead e Penny Dreadful, le emittenti americane puntano su show in grado di rivitalizzare quello che è stato il cinema di genere degli ultimi venti anni. MTV non fa eccezione riproponendo in chiave moderna Scream, il cult di Wes Craven del 1996. Siamo nel 2016 e i telefoni cellulari non fanno paura a nessuno. Oggi, a terrorizzare sono i social network, utilizzati da Ghostface 2.0 per uccidere le sue vittime. Caratterizzato da ritmo e ironia, Scream – The Tv Series segue le regole dettate da Kevin Williamson e Wes Craven nel quarto e ultimo capitolo della saga. Altrettanto fragile ma più divertente è Scream Queens, il bizzarro mashup tra Scream e Mean Girls creato da Ryan Murphy per la Fox. Interpretato da Emma Roberts, Lea Michele e Jamie Lee Curtis, Scream Queens vede il serial killer Red Devil uccidere una a una le studentesse della confraternita Kappa Kappa Tau. Anche in questo caso lo psicopatico di turno utilizza i social networks per confondere e trucidare le sue vittime. Come dimenticare l’esilarante omicidio di Chanel n.2 (Ariana Grande)? La giovane ragazza si trova faccia a faccia con Red Devil ma preferisce documentare la sua morte su Twitter piuttosto che provare a scappare.

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Il futuro della rete, tra Snapchat e il ritorno di Samara

Dal 1 giugno è disponibile su Vimeo Sickhouse, il primo horror girato con Snapchat, il social a metà strada tra Facebook e WhatsApp che autodistrugge i contenuti caricati. Girato in soli cinque giorni da Hannah Macpherson e ambientato in una casa abbandonata, Sickhouse aggiorna il mito di The Blair Witch Project per le nuove generazioni selfie/addicted. Chi ama l’horror più tradizionale vedrà, entro la fine del 2016, due sequel particolarmente attesi: Unfriended 2 e Rings. Se il seguito del mockumentary di Gabriadze è ancora avvolto dal mistero, il ritorno di Samara è scritto dal premio Oscar Akiva Goldsman e diretto F. Javier Gutierrez. Ambientato tredici anni dopo il primo capitolo, Rings segue le vicende di un giovane ragazzo alle prese con la terribile maledizione. Il tempo delle VHS è finito quindi scommettiamo che Samara non perderà l’occasione di utilizzare i social moderni per espandere il suo raggio omicida. Dopotutto che si tratti di serial killer, spiriti malvagi o terrificanti creature l’update è d’obbligo; soprattutto per il cinema horror, il genere perfetto per raccontare i pericoli della rete.