Taxi Driver, il film diretto da Martin Scorsese torna al cinema restaurato in 4k. Ecco cinque motivi per cui questo film è diventato un cult entrando nella storia del cinema.
A quasi cinquant’anni dall’uscita nel 1974, il capolavoro di Scorsese, Taxi Driver, torna sul grande schermo in una straordinaria versione restaurata in 4K. Dal 31 marzo al 2 aprile gli spettatori italiani potranno rivivere la straordinaria potenza visiva e narrativa di un film che ha segnato per sempre la storia del cinema.
L’elenco delle sale sarà a breve disponibile su nexostudios.it e le prevendite apriranno il giorno 27 febbraio. Per l’occasione di seguito ricordiamo alcuni buoni motivi per cui vale la pena vedere o rivedere questo cult sul grande schermo.
Un maestoso De Niro
InTaxi Driver Robert De Niro offre una delle interpretazioni migliori della sua carriera. La scena iconica in cui parla da solo davanti allo specchio è tanto famosa quanto il film: nella sceneggiatura non era presente ma a Martin Scorsese piacque così tanto che decise di tenerla.
L’attore è magistrale nel ruolo di Travis Bickle, protagonista del film che afflitto da insonnia decide di passare il tempo facendo il tassista durante la notte. Una piccola curiosità: per preparare al meglio la parte De Niro ha lavorato per sei mesi come tassista prima dell’inizio delle riprese del film.

La condizione psicologica
Il film è ambientato all’indomani della guerra del Vietnam. Travis, il protagonista, soffre di disturbo post traumatico. Dopo il suo rientro a New York, è solo uno dei tanti cittadini che non riescono a tenere il passo coi tempi: la città è profondamente cambiata durante la sua assenza e fin dalle prime sequenze è possibile percepire il suo senso di spaesamento. Durante le conversazioni che intrattiene con i suoi colleghi tassisti, Travis appare sempre alienato rispetto agli altri e incapace di relazionarsi col prossimo in maniera consona.
Le sue giornate sono scandite dalla paranoia e gli eventi di maggior rilievo vengono appuntati su un diario. La sua stessa esistenza appare misera come le sue relazioni: l’appartamento in cui vive è squallido e sporco e il suo unico intrattenimento, vedere film a luci rosse, non fa che relegare la sua appartenenza ad un mondo malsano che lui stesso detesta.
New York: il dualismo della città
La grande mela fa da sfondo alla storia di Travis. Da sempre meta dell’immaginario collettivo, New York appare mutevole come gli stati d’animo del protagonista. Di giorno la vita scorre nella normalità, con le sequenze del film che si focalizzano su Betsy, la donna di cui il protagonista è innamorato, e l’aspirante candidato alle presidenziali Palantine.
Di notte invece l’atmosfera si trasforma, assumendo toni cupi e facendo emergere il disprezzo di Travis per gli “abitanti della notte”: prostitute, drogati e criminali. Durante i suoi turni di lavoro come tassista, De Niro assiste a comportamenti violenti e ingiustizie, portandolo ad assumere i tratti di un angelo vendicatore per ripulire la città dalla feccia che la popola.

La corruzione e il senso di abbandono
Taxi Driver
affronta il problema della solitudine. Il film offre infatti una critica ad una società che non si cura di chi è isolato o in difficoltà. Lo stesso spettatore ha poche informazioni sul protagonista, quasi a voler creare una barriera per evitare di empatizzare.
Il senso di abbandono viene ulteriormente acuito dalla mancanza di amicizie o di rapporti con le donne. Il maldestro tentativo di approcciare Betsy finisce in un rifiuto da parte di quest’ultima, portando Travis a definire il genere femminile come “freddo e insensibile”. Inoltre, data la natura del suo lavoro, De Niro vede il peggio della società, tanto da portarlo a sperare in un secondo diluvio universale per ripulire la corruzione che altrimenti non può essere debellata.
Un classico del cinema
Taxi Driver
, vincitore della Palma D’oro a Cannes nel 1976, è considerato un classico della storia del cinema. Robert De Niro è un protagonista eccezionale e il film offre uno spaccato sulla società che risulta quanto mai attuale. Temi come l’indifferenza, la solitudine o il vivere in una città che aliena le persone non sono scomparsi ma anzi si sono ulteriormente acuiti. Lo stesso protagonista, desideroso di fare del bene e di aiutare il prossimo, risulta enigmatico e la violenta sparatoria finale, che dovrebbe essere l’elemento catartico per la sua guarigione, non porta i cambiamenti attesi nella sua vita.