Elvis & Nixon, la recensione del film con Michael Shannon e Kevin Spacey

Tra le foto che più di tutte hanno condizionato il nostro immaginario collettivo nei recenti anni di storia, un posto speciale lo detiene sicuramente il celebre scatto della stretta di mano fra il trentasettesimo Presidente degli Stati Uniti di America Richard Nixon e la leggenda del rock Elvis Presley. Da quel frammento di storia ha preso ispirazione la giovane regista Liza Johnson per il suo nuovo Elvis & Nixon, in arrivo nelle nostre sale dal prossimo 22 settembre. Protagonisti del film due degli attori più noti del panorama hollywoodiano attuale: Michael Shannon e Kevin Spacey, istrionici mattatori di una commedia piacevole e frizzante.

La storia verte sul tentativo del divo americano di ottenere un badge come “Federal Narcotics Agent-at-Large”, così da poter servire in prima persona la propria nazione nella lotta contro la droga e il comunismo. Presley viene rappresentato nella sua dimensione divistica e deistica, in esilaranti siparietti che vedono i funzionari della Casa Bianca impazzire alla vista del loro beniamino. La prima parte della pellicola prepara lo spettatore per il tanto atteso incontro finale nella celebre “stanza ovale”. In questo ring si scontrano due personalità tanto potenti quanto ingombranti, figure conservatrici ma estremamente diverse. Nonostante ciò, Elvis & Nixon regala il suo meglio raccontando la ricerca ossessiva di un riconoscimento ufficiale da parte di Presley, una crociata per il nulla guidata dal proprio smisurato ego e destinata a concludersi in un soddisfatto autocompiacimento.

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Elvis in “missione per conto di Dio” e Nixon il rancoroso

Quello di Shannon non è un Elvis con problemi di erezione come quello interpretato da Bruce Campbell in Bubba Ho-Tep di Don Coscarelli, ma un re in “missione per conto di Dio” simile al Jake di Belushi nel capolavoro di John Landis. Proprio il fascino magnetico del cantante americano è forse uno dei maggiori punti di forza della produzione, nonostante la caratterizzazione mitica e leggendaria di un uomo abbastanza distante dal reale rocker americano.

Al Nixon di Spacey è invece affidato il compito di aprire la pellicola e. fin dai primi minuti, ci si accorge dello splendido lavoro fatto sulla mimica facciale e sulla modulazione della voce, alla base di una interpretazione teatrale ma carismatica. Non stiamo parlando di una figura da tragedia classica come il Nixon alcolizzato e nevrotico di Anthony Hopkins nel controverso biopic firmato Oliver Stone, ma di un personaggio quasi caricaturale e ridicolo. Kevin Spacey, data la grande esperienza maturata con House of cards, interpreta ormai i ruoli istituzionali con il pilota automatico, dando vita ad un Nixon volutamente stereotipato e macchiettistico, in linea con il tono scanzonato e umoristico di tutta le pellicola diretta da Liza Johnson. Il ritratto di quello che da molti è stato definito “il peggiore Presidente degli Stati Uniti” è quello di una personalità mediocre e rancorosa, ossessionato dalla minaccia comunista, che guarda con invidia e livore il successo dei propri predecessori (in primo luogo Kennedy).

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Elvis & Nixon non è certamente un film perfetto, né tantomeno una di quelle pellicole destinate a rimanere impresse a lungo nella memoria dello spettatore, ma un prodotto spiccatamente di intrattenimento in grado di regalare non poche soddisfazioni a chi cerca una commedia ben diretta e recitata. La colonna sonora decisamente azzeccata e il carisma dei protagonisti riescono a trainare una pellicola che di certo fallisce nel tracciare un ritratto complesso e articolato di due figure fondamentali della storia recente. E forse, a dirla tutta, lo scopo del film non era mai stato realmente quello.

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