Cannes 70: Good Time, un’allucinata avventura urbana

È sempre più difficile separare il cinema dai videoclip. Un trip di immagini che, in tre minuti, crea un contesto visivo alle canzoni. Dall’ipnotico Drive di Nicolas Winding Refn al disturbante Spring Breakers di Harmony Korine, la linea di confine si riduce ulteriormente. Lo conferma Good Time, il thriller di Ben Safdie e Joshua Safdie in concorso alla settantesima edizione del Festival di Cannes.

Interpretato da Robert Pattinson e Jennifer Jason Leigh, Good Time racconta la storia di Connie Nikas (Robert Pattinson), un teppista che, dopo aver coinvolto il fratello handicappato in una rapina, cerca di tirarlo fuori dal carcere. L’impresa non è delle più semplici. Per liberarlo dalla condanna servono diecimila dollari ma Connie non ha la minima idea di come raccogliere i soldi. La soluzione più rischiosa e improbabile è rapire il fratello ma le cose finiranno nel peggiore dei modi.

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Robert Pattinson è Connie Nikas, un teppista disposto a tutto per scarcerare il fratello in Good Time

L’evoluzione di Robert Pattinson

Sembra passato un secolo da Twilight, il vampire movie che ha consacrato Robert Pattinson il sex symbol del cinema contemporaneo. Dalla fine della saga di Stephenie Meyer, Pattinson le ha provate tutte per togliersi l’aura da teen idol ma neanche David Cronenberg è riuscito nell’impresa con il disturbante Cosmopolis.

Messo in parte da uno script che, alla resa dei conti, ha un solo protagonista, Robert Pattinson regala una discreta prova attoriale. Se si tratti del look ossigenato alla Ryan Gosling in Solo Dio Perdona o del ritmo frenetico di Good Time, è difficile dirlo. L’unica certezza è che Connie Nikas è il cuore di una pellicola che, sminuendo gli altri protagonisti (delude il ruolo della brava Jennifer Jason Leigh), esalta il talento di un Robert Pattinson mai così efficace.

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Robert Pattinson e Benny Safdie sono due fratelli intrappolati in un incubo metropolitano in Good Time

Un thriller refniano

Quando Drive ha debuttato nelle sale mondiali, si è cristallizzato lo stile cinematografico di Nicolas Winding Refn. Un regista che, al di là dei difetti, ha una sua cinematografia ben precisa, ricca di immagini patinate, musiche elettroniche e sfumature anni Ottanta.

Se lo stesso Refn delude auto-elogiandosi con Solo Dio Perdona e The Neon Demon, lo stesso vale per i registi che scimmiottano il suo stile unico e inconfondibile. Sedotti dai trip ipnotici e allucinati dell’autore di Drive, Ben Safdie e Joshua Safdie mettono in scena un thriller dai guizzi iper-kitsch e dal ritmo pop. Un’avventura metropolitana che, rifacendosi esplicitamente a Refn, contamina la sua originalità.

Nonostante la struttura adrenalinica, Good Time è un thriller statico che vuole essere disturbante ma è solo frastornante. La sceneggiatura, priva di unicità, dimentica i co-protagonisti (il fratello di Connie e la folle Corey non hanno un ruolo) e astrae una storia che non va oltre i novantacinque minuti di ipnotica violenza metropolitana.

Good Time è in concorso alla settantesima edizione del Festival di Cannes.

Good Time – Trailer