La seconda sorpresa di questa settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma per quanto sotto le aspettative si rivela un piacevole gangster movie di stampo orientale. Drug War infatti è un’opera dalle molteplici sfaccettature (To passa dal thriller al poliziesco con una spontaneità fuori dal comune) che diverte, seduce e intriga lo spettatore calandolo nell’orrore e nelle sofferenze del mondo della droga cinese. Ovviamente di difetti ce ne sono e anche tanti. Partendo dalla recitazione sopra le righe degli attori principali, a tratti divertente ma nel lungo termine stancante e poco digeribile e continuando con le scene di sparatoria decisamente ripetitive e troppo lunghe nella parte finale dell’opera. Ma vi sono anche delle vere e proprie scene cult, una più irresistibile dell’altra: To con il tocco tarantiniano che lo contraddistingue, realizza una impeccabile sequenza di una cena tra Ming, l’ispettore di polizia e un narcotrafficante dalla risata inquietante e come se non fosse abbastanza ci mostra una overdose mancata dell’ispettore girata con un punto di vista tanto unico quanto originale. A caratterizzare di forza e spessore Drug War vi è anche un montaggio frenetico che contribuisce a trasmettere nello spettatore la sensazione di adrenalina, paura e angoscia tipico delle droghe. In conclusione Drug War non è un film completo: intriga e diverte nella prima parte ma innervosisce e annoia nella seconda scadendo (nel ridicolo) in un finale talmente affrettato da risultare un vero e proprio pugno nello stomaco. Ma resta sempre un’opera di Johnnie To, una piccola perla da vedere e rivedere per apprezzare una volta e per tutte l’originalità e unicità del cinema orientale.