Il regista dedica il film alla depressione, scegliendo un linguaggio piuttosto ermetico, pieno di ripetizioni. L’obiettivo è quello di far entrare lo spettatore in un universo maniaco-depressivo, in cui passato, presente e futuro si mescolano in un’unica realtà. Altro tema è l’amore: può definirsi rapporto d’amore una relazione che non trova sublimazione nel sesso? Seguendo la vicenda di Anna a quanto pare sì. La donna si sente profondamente amata, nonostante i continui tradimenti del marito. La convinzione di essere l’unica nei suoi pensieri amorosi, le dà forza e la fa sentire protetta. A parole, perché lo sviluppo della storia porta Anna a cercare conferme sessuali da un ragazzo (Christian Burruano) e a sottoporsi alla psicanalisi. Nel tentativo di difendere la sua donna dalla voragine che sente di avere dentro, Dino finisce lo stesso per intrappolarla in una sofferenza distruttiva, tanto che l’unico rimedio al dolore diventa una soluzione irreversibile.
Il testo romantico della celebre canzone di Bruno Martino ha poco a che vedere con la vicenda di Dino e Anna in senso chiaramente provocatorio. Tale vicenda potrebbe anche essere interessante, se il linguaggio scelto dal regista e dagli sceneggiatori fosse però diverso. Non per un discorso di necessaria accessibilità a tutti, è infatti pacifico che un film d’autore non per forza debba parlare a grandi platee, ma è anche vero che il linguaggio cinematografico e una storia ben scritta hanno una forza universale, perciò al di là dei gusti e in tal senso un film può essere meno o più riuscito. Il film sarà distribuito, da Officine Ubu, il 22 Novembre e il giudizio finale sarà, come sempre, nelle mani degli spettatori.