Dopo Maria e Unspoken Fien Troch realizza Kid, un piccolo film che pur partendo da una pretesa originale non convince pienamente lo spettatore a causa di una narrativa lenta e difficilmente digeribile. Nonostante il film duri solamente 90 minuti la sensazione generale è di assistere ad una proiezione di oltre tre ore, in cui il pathos e l’emozione inevitabilmente vengono a mancare. L’idea di affrontare il trauma della perdita dal punto di vista di un ragazzino di dieci anni è coraggiosa perchè molto spesso si sottovalutano i sentimenti, le passioni e i dolori dei più piccoli. Ma soffermarsi eccessivamente su riprese dilatate di spazi vuoti, panorami immensi e personaggi grotteschi oltreché risultare compiaciuto appare decisamente poco spontaneo. Un conto è Terrence Malick un altro è Fien Troch. Senza contare che tutto il film è pervaso da una forte cristologia narrativa, dalle musiche alle bellissime inquadrature a tutto campo e allora perché contraddirsi con un finale opposto alla religione cristiana? Fien Troch inserisce troppi temi in Kid: il senso di abbandono, la solitudine, la difficoltà di rialzarsi, la disillusione (visibile negli sguardi del cassiere e della professoressa, completamente abbandonati nei meandri della loro inutile vita). Ma finisce con il perdersi lei stessa in un’opera pesante, lenta, in parte noiosa e completamente priva di emozioni. Kid è come un quadro di basso livello. Un’opera bella da vedere dal punto di vista estetico, ricca di significati ma senza quella energia e passione che contraddistinguono i grandi film. Kid è in concorso nella sezione Alice nella città alla settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma.