10 film del 2018 di cui potevamo fare a meno

Quando si avvicina la fine dell’anno molti magazine online di cinema e intrattenimento cominciano a proporre varie classifiche dei migliori film che ci hanno regalato emozioni e si sono distinti per una regia attenta, una sceneggiatura originale o per un cast particolarmente brillante e talentuoso. NewsCinema vuole andare un po’ controcorrente, ricordando quei film del 2018 di cui potevamo fare a meno e che non hanno convinto molto né il pubblico né la critica.

Il Giustiziere della Notte – Eli Roth

L’idea era buona: affidare l’adattamento del libro firmato da Brian Garfield a un cineasta non accusabile di simpatie repubblicane (Eli Roth) per recuperare il senso originale di un’opera che, agli inizi, aveva suscitato l’interesse persino di Sidney Lumet e che poi è finita nelle mani di Michael Winner (lo stesso di Io sono la Legge). Winner riuscì infatti a creare un piccolo cult cinematografico, stravolgendo però il materiale di partenza. Il nuovo remake con Bruce Willis sceglie la strada più banale, cioè quella di narrare una storia molto più chiusa e autoreferenziale di quanto non lo fosse quella originale, che prende il via dalla sete di vendetta di un padre di famiglia che vuole trovare (ed uccidere) le persone che hanno fatto del male ai suoi cari.

Ocean’s 8 – Gary Ross

Il senso di una operazione come quella di Gary Ross, che voleva applicare il trattamento del “gender swap” per rilanciare il franchise Ocean’s, doveva essere uno solo: capovolgere il modo di vedere (e di agire) dei personaggi maschili della serie per svecchiarne la narrazione, che per forza di cose doveva quindi passare dallo sguardo femminile del nuovo gruppo di ladre. E invece il film di Ross riesce benissimo nell’omaggiare la serie di Soderbergh, ma non ha la forza di usare quello che era il fulcro di ogni capitolo del franchise, ovvero il carisma e lo charme dei suoi attori, per fare qualcosa di diverso. Alla fine quindi Ocean’s 8 non sfrutta il solo elemento di novità a sua disposizione (il cast femminile) per dare un passo diverso alla narrazione.

slenderman
Slender Man

Slender Man – Sylvain White

Decidere di realizzare un film attorno ad un fenomeno nato su internet è sempre un’idea rischiosa. I tempi della produzione cinematografica non sono compatibili con quelli delle mode del web e se portare Slender Man al cinema poteva sembrare un’idea interessante nel momento in cui sono iniziati i lavori per il film, non lo era già più al momento della sua effettiva uscita nelle sale. Se poi il risultato è anche pessimo, non ci sono più giustificazioni che reggano.

Pupazzi Senza Gloria – Brian Henson

Pupazzi Senza Gloria, al netto delle battute poco divertenti e di un umorismo ormai obsoleto, sembra essere nato da un’idea sbagliata in origine. Se il successo de I Muppet risiede proprio nell’apparente innocenza dei pupazzi creati da Jim Henson (apparente perché in realtà le creature di pezza sono più sagaci ed intelligenti di quello che lasciano intendere), questo film così sboccato e fintamente provocatorio perde qualsiasi tipo di interesse. Il fatto di non avere poi nel proprio team nessuno degli autori originali dei Muppet (che nel 2011 erano riusciti in una piccola impresa cinematografica con il loro film su Kermit e amici) non ha di certo aiutato. Melissa McCarthy poteva fare davvero poco.

The Cloverfield Paradox – Julius Onah

Che le piattaforme di streaming come Netflix fossero diventate un nuovo contenitore per le più scalcinate produzioni del “sottobosco” cinematografico (quelle che un tempo erano destinate esclusivamente al mercato home-video) era chiaro già da anni. Ma perché uno di questi titoli così sgangherati, forse divertente ma dalle evidenti limitazioni, sia stato scelto per una serie così in vista come quella di Cloverfield rimarrà un mistero. Che la “scatola misteriosa” di J.J. Abrams stia già diventando un cestino per gli scarti?

Sono tornato – Luca Miniero

C’erano tutti i presupposti non solo per realizzare un buon film, ma persino per superare l’opera originale (che non aveva la complessità necessaria per poter rendere onore alla propria idea geniale). Invece Miniero e Guaglianone non hanno saputo cogliere le contraddizioni della nostra società e gli spunti che solo il nostro Paese è in grado di fornire per costruire qualcosa che andasse al di là del semplice rifacimento, quindi in grado di reggersi autonomamente sulle proprie gambe. Scivoloni difficili da perdonare, come quello del “tenero” ricordo di Claretta Petacci o i tentativi di auto-assoluzione del Duce per “essersi fatto fregare da Hitler”, non sono poi storicamente giustificabili, né tantomeno vengono mai smontati durante il corso della storia.

Show Dogs – Raja Gosnell

Will Arnett avrà anche raggiunto il successo grazie ad una serie tv con animali parlanti, ma ciò non basta a giustificare la sua presenza in Show Dogs, una debolissima commedia che lo vede protagonista nei panni di un detective umano affiancato da un partner canino doppiato da Ludacris. Show Dogs è ovviamente un film rivolto ai bambini più piccoli, ma non ha scuse per annoiare i loro genitori  (o qualsiasi parente che abbia superato i cinque anni) fino alle lacrime. Stendiamo poi un velo pietoso sui nomi scelti per il doppiaggio italiano.

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Tomb Raider – Roar Uthaug

Quella di riprovarci (dopo il fallimento clamoroso del 2001) con Lara Croft al cinema non sembrava una cattiva idea all’inizio, visto il rinnovato interesse attorno alla saga di videogiochi, che negli ultimi anni è stata “svecchiata” e riproposta con una nuova veste. Eppure il film di Roar Uthaug sembra fare di tutto per dilapidare il patrimonio di scene e idee ben concepite che sembrano essere comunque presenti ma mai davvero sfruttate. Il nuovo Tomb Raider si limita quindi a riproporre tutti i cliché più banali dei film d’azione nella convinzione che questi possano bastare a tirare avanti. Una mancanza di impegno (e di rispetto verso il pubblico) che neanche la commovente dedizione di Alicia Vikander avrebbe potuto salvare.

Nelle Pieghe del Tempo – Ava DuVernay

Perché la Disney abbia voluto rendere contemporaneo un classico fantasy per adolescenti eliminando completamente da esso la parte avventurosa, rimarrà un mistero. La trama è semplice: una ragazza viene trasportata in un altro mondo alla ricerca di suo padre, creduto a lungo scomparso ma in realtà intrappolato in un’altra dimensione. Anziché far ruotare tutto attorno all’azione, Ava DuVernay preferisce far ruotare tutto attorno al melodramma sentimentale. Ma questo è solo uno dei problemi di questo film. Nelle Pieghe del Tempo è infatti un prodotto ben al di sotto degli standard a cui ci hanno abituato i blockbuster americani, pur avendo le medesime ambizioni e velleità di grandezza.

Il Grinch – Yarrow Cheney, Scott Mosier

Quella dell’essere che ruba il Natale è sempre stata una storia per bambini che possedeva però una maniera unica di rappresentare la meschinità. Il Grinch era innocuo eppure maligno e, come per Scrooge, il punto della parabola del personaggio ideato da Dr. Seuss stava proprio nella conversione attraverso il potere salvifico delle feste natalizie. Questa nuova produzione animata Illumination spoglia invece il film di questo suo elemento fondante, riducendosi a confezionare il solito collage di gag più o meno riuscite come già era stato fatto per il cartone animato dedicato ai Minions.