Difret, la recensione del film che ha commosso Angelina Jolie

Quando ho visto Difret per la prima volta ho pianto per i primi 20 minuti… ma poi ho sorriso per il resto del tempo, pensando che non vedevo l’ora che il mondo potesse vederlo, perché questo film era in grado di provocare un cambiamento

Con queste parole il premio Oscar Angelina Jolie ha presentato al Global Summit to End Sexual Violence di Londra il film di Zeresenay Berhane Mehari: Difret. Interpretato da Meron Getnet, Tizita Hagere, Harege Woin e Shetaye Abreha Difret racconta la tragica storia vera di Hirut (Tizita Hagere), una ragazzina di quattordici anni aggredita e rapita da un gruppo di uomini a cavallo. Il rapimento è in realtà una tradizione antica e radicata per trovare moglie. Ma Hirut riesce ad afferrare un fucile e, nel tentativo di fuggire, spara uccidendo Tadele, ideatore del rapimento nonché suo “aspirante futuro sposo”. L’omicidio di Tadele porta la piccola Hirut ad essere incarcerata. Ma la giovane donna avvocato Meaza Ashenafi (Meron Getnet) tramite l’associazione ANDENET si batte per dimostrare che Hirut ha agito per legittima difesa proteggendola così dalla vendetta dei familiari del defunto e dal carcere a vita imposto dalla legge.

Difret

Dopo aver ottenuto riconoscimenti del calibro del Premio del Pubblico del Sundance Film Festival e della 64ma edizione della Berlinale Difret arriva finalmente anche in Italia distribuito da Satine Film. Un’opera di Zeresanay Berhane Mehari, regista di origine etiope che dopo un lungo periodo negli Usa ha deciso di esordire dietro la macchina da presa con un film che denuncia le assurdità di una tradizione secolare come quella del rapimento di ragazzine per farne delle spose. Una scelta coraggiosa che ripercorre su due binari paralleli la tragica storia vera di Hirut, oggi una delle massime esponenti della lotta contro la violenza alle donne: da una parte vediamo la giustizia dello Stato, rappresentata da Meaza; dall’altra la giustizia del villaggio che vuole condannare la ragazzina per aver infranto una tradizione. Le stesse Hirut e Meaza rappresentano due diversi tipi di donna,nonostante siano entrambi etiopi. Come dimostra l’ottima scena che vede Hirut non capire lo stile di vita di Meaza. La donna infatti è single, lavora e non sa perfino cucinare, tutti aspetti che secondo la tradizione ne fanno una sprovveduta. Ma cosa è la tradizione? Il punto di forza dell’opera prima di Zeresenay Berhane Mehari è proprio la critica di una tradizione africana da un punto di vista africano, perché Difret è girato in Etiopia da una troupe interamente etiope: Negli ultimi dieci anni ho assistito al cambiamento e alla crescita del mio Paese, che avveniva in maniera contrastante – spiega il regista – volevo realizzare un film che catturasse questo mutamento continuo e che mostrasse gli sforzi necessari per il passaggio da una vecchia Etiopia a una nuova Etiopia. E l’obiettivo si può definire raggiunto. Perché Difret fa luce in modo obiettivo e mai stereotipato su una vicenda che ha distrutto una volta e per tutte una pratica discriminatoria nei confronti delle donne portando l’avvocato Ashenafi a vincere il Premio Nobel Africano. Una vicenda che tutti dovremmo conoscere per capire l’altra faccia delle tradizioni. Perché le tradizioni possono essere cultura e saggezza ma anche abitudini barbare da abbandonare nel segno della evoluzione normale di una società civile. Difret uscirà in tutti i cinema italiani il 22 gennaio 2015: