Presentato in concorso nella sezione Alice nella città, Foster rappresenta una tenera, divertente ma anche amara storia che riesce a comunicare argomenti attuali (vedi la crisi economica) e difficili (la perdita di un figlio) in maniera semplice e delicata. Il regista inglese Jonathan Newman si muove tra realtà e fantasia in cui perno centrale non sono tanti i fatti quanto le interpretazioni degli attori: convincente è l’alchimia tra una Toni Collette (Zooey) sempre in gran forma e uno Ioan Gruffudd (Alec) ben calato nella parte. A trascinare veramente il film però è la splendida prova attoriale del piccolo Maurice Cole nella veste di Eli, un bambino genietto dai capelli color pel di carota e vestito sempre nell’impeccabile completo giacca e cravatta. La storia è lineare e indirizzata principalmente verso un pubblico giovane ma questo non sminuisce la presenza di problematiche attuali e spunti di riflessione che arriccoscono il racconto e che, insieme alla presenza di numerosi dialoghi divertenti, lo rendono interessante e godibile anche per un pubblico adulto.
Foster preso per quel che è si lascia amare sequenza dopo sequenza.