Future Film Festival | Tra distopia e realtà, Battlecry è un’opera piena di suggestioni

Future Film Festival | Tra distopia e realtà, Battlecry è un'opera piena di suggestioni
3.4 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

Presentato al Future Film Festival 2022, Battlecry di Yanakaya è un’opera piena di suggestioni e di rimandi a un universo in bilico tra apocalisse e fantascienza.

La kermesse, giunta alla sua 22esima edizione, si sviluppa in due tappe: dal 21 al 25 settembre a Bologna, dal 30 settembre al 2 ottobre a Modena.

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Battlecry | La trama della pellicola al Future Film Festival

In un Giappone alternativo, Haya Jalili lavora per la World Bank, un’azienda impegnata nell’incrementare lo sviluppo dei paesi e nel combattere la povertà. L’incarico della giovane consiste nell’indagare sulle misteriose e temibili creture conosciute come shadow e su coloro che hanno dato loro origine.

Nel corso della missione, si imbatte in Soji Yamagata, un ragazzo con una cicatrice sul collo e dall’indole solitaria. L’incontro tra i due permetterà a entrambi di rendersi conto di ciò che si nasconde dietro le apparenze, in una società dove esiste un abisso tra le classi sociali e la vita di prima che esistesse il nucleare appare ormai un’utopia irraggiungibile.

Soji Yamagata in una scena del film

Distopia e realtà

Welcome to Japan, Benvenuti in Giappone, è una delle prime frasi che si legge a inizio narrazione. Eppure, l’arrivo della protagonista nella capitale non ha esattamente il sapore di una piacevole accoglienza. Grigiore, pioggia e l’attacco di una creatura, immergono immediatamente Haya – e, con lei, gli spettatori – in un mondo sull’orlo del precipizio.

Le grandi città (giapponesi e non solo), che dovrebbero essere sinonimo di sviluppo e di progresso, sono invece popolate di mostri e miseria. Ma la causa di tutto ciò è da rintracciarsi nelle azioni degli uomini, inebriati dalla sete di potere e da una pericolosa mania di onnipotenza. Il capitalismo rivela così la sua doppia faccia, quella peggiore, che è necessario combattere e allontanare.

Haya Jalili in una scena del film

La minaccia rappresentata dal nucleare e dalle armi biologiche, che aleggia per tutto il corso del film, affonda le sue radici in una paura vera, attuale, lascito di un passato e di ferite impossibili da rimarginare. Il tema della vendetta, altro grande fil rouge, non a caso determina, in maniera preponderante, le figure e i destini dei protagonisti.

Tante suggestioni per un’opera potente

Haya e Soji si ritrovano così uniti da comuni esperienze: sofferenze, stenti, fatiche hanno caratterizzato la loro infanzia, modellando uno stile di vita all’insegna della solitudine e dell’indipendenza. Ed è forse proprio grazie al particolare sodalizio, che si viene a creare, che riescono a trovare anche un piccolo spazio per la speranza. A patto di lavorare insieme e dall’interno.

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Battlecry utilizza varie suggestioni e stili per raccontare una storia semplice, ma potente. Tra sequenze poetiche, rimandi ai videogames, spezzoni in bianco e nero, un’ottima animazione 3D, Yanakaya dà vita a un’opera assolutamente affascinante e godibile. Riflessioni e spunti di discussione, da non sottovalutare, si celano infine dietro la facciata di neon e fluorescenza.