Uomo e artista libero e spregiudicato, Morandi intraprese un percorso personale che lo portò ad indagare la realtà fenomenologica attraverso una analisi analitica e minuziosa del dato rappresentato. Nature morte e bottiglie erano i suoi temi prediletti. Pochi colori condensati da un tono poetico che rende quasi surreale la materia. Come se una bottiglia non fosse più una bottiglia passando sotto il pennello calibrato di Morandi. L’intera arte seguente è debitrice della genialità artistica e dell’elevata abilità indagatrice del pittore emiliano. Proprio per questo al Museo d’Arte di Lugano si è pensato di dedicare una mostra a Giorgio Morandi, in programma dal 10 marzo al primo luglio 2012.
Curata da Maria Cristina Bandera e da Marco Franciolli, con la collaborazione di Maria Pasini e Simona Tosini Pizzetti, l’esposizione Giorgio Morandi ripercorre l’intera attività artistica del pittore dalle prime prove fino alle ultime opere, proponendo circa cento opere, provenienti da collezioni pubbliche e private, e documentando gli ambiti tematici affrontati dall’artista. Inoltre, proprio per sottolineare l’enorme rilievo rivestito dalla figura di Morandi nel panorama artistico nazionale e internazionale, vi saranno in mostra le opere di alcuni artisti contemporanei che hanno saputo far propria la linea tracciata dal pittore bolognese: Stuart Arends, Bernd & Hilla Becher, Craigie Horsfield, Franco Vimercati, Rachel Whiteread e Lawrence Carroll. Non mancherà neanche l’omaggio che il cinema degli anni Cinquanta fece a questo artista curioso e riservato, da Fellini a Pasolini, da Aldrich ad Antonioni. Il vero obiettivo di Morandi stava nel riportare la natura, rivelata attraverso il suo studio, su una tela poeticamente misteriosa e impenetrabile, dotata di un innaturale surrealismo antitetico alla semplicità degli oggetti mostrati. Eppure, diceva Morandi, “esprimere ciò che è nella natura cioè nel mondo visibile è la cosa che maggiormente mi interessa”.