Grand Central Terminal: è questo il nome ufficiale e, a dirla tutta, un tantino pomposo che designa uno dei luoghi più cinematografici di sempre, un vero e proprio monumento non soltanto alle migliaia di persone che ogni giorno attraversano la stazione in lungo e in largo, non soltanto per rincorrere treni e orari. Un continuo susseguirsi di suggestioni che provengono innanzitutto dall’architettura che richiama gli stilemi della Beaux-Art, ma che proseguono a buona ragione lungo le principali gallerie in cui sono ospitati numerosi negozi e punti di ristoro. Entrare nel Grand Central Terminal è come essere catapultati direttamente in un film anni 20: la volta infinita dell’atrio centrale su cui campeggiano le costellazioni amalgamate tra il verde e l’azzurro del cielo dipinto, le maestose rampe di scale in marmo pregiato, vetri, dorature, luci, tabelloni, indicazioni che fanno bella mostra di sè in elegante calligrafia intagliata nel marmo nero. Tutto si riflette nel lusso e nell’eleganza di un luogo che resta impresso.
Situata al centro della metropoli, nel punto nevralgico in cui si concentrano le maggiori attrattive di New York City, la stazione conta al giorno d’oggi più di 102 anni – fu infatti inagurata il 2 febbraio 1913, dopo anni di lavori sotto l’egida dei Vanderbilt, famiglia dell’alta borghesia americana, e dell’ingegnere William Wilgus che fece la sua fortuna elettrificando la linea ferroviaria. Grazie al concentrato di vita pulsante all’interno della costruzione di Grand Central, il baricentro della città venne via via spostandosi verso quella 42esima strada che ha ampiamente funzionato come polo d’attrazione per gli edifici più iconici, dall’Empire State Building all’Astoria Waldorf Hotel. Le forme classicheggianti e le decorazioni in ferro e in ghisa dimostrano certamente il grande fascino esercitato dalla stazione, tanto che non bisogna stupirsi di ritrovarla come set privilegiato di alcune pellicole che hanno fatto la storia del cinema. Durante la prima metà del secolo, la Grand Central era ben nota soprattutto per i suoi treni, in particolare il Twentieth Century Limited, il lussuoso vagone-passeggeri che ha attirato moltissime celebrità mondiali, e in effetti negli anni 30-40 era possibile guardare politici ed esponenti dello star system hollywoodiano mentre salivano a bordo. Pertanto, non stupisce ritrovarla in film appartenenti al periodo embrionale della cinematografia, come Twentieth Century (pellicola del 1934 che rese celebre Carole Lombard), o Grand Central Murder (1942) e The thin man goes home (1945) che hanno utilizzato ricostruzioni in studio degli interni.
Nel corso degli anni, la stazione è divenuta la location ideal per pellicole thriller, fantasy e horror, uno scenario per corse e inseguimenti, una metafora del caos e dello sbandamento. Sul grande schermo, la grande hall appare ancor più mitica e cavernosa, i suoi tunnel rifugi per l’ignoto. Registi del calibro di Alfred Hitchcock e Brian de Palma ne hanno fatto un emblema dei loro capolavori più celebri: in Intrigo Internazionale (1959), il setting dà al protagonista Cary Grant la possibilità di apparire garbato, pensieroso e al contempo leggendario, incarnando la tensione e il pericolo che caraterizzeranno i lavori di registi più recenti, mentre la famosa scena della sparatoria sulla scala mobile in Carlito’s Way (1993) in cui Al Pacino tenta di raggiungere Penelope Ann Miller è probabilmente la più violenta e sanguinosa girata all’interno dell’enorme atrio. Scorci unici che si ritrovano anche in altri lungometraggi come La leggenda del re pescatore (1991), in cui le folli allucinazioni di un superbo Robin Williams trasformano l’ambiente movimentato in una splendida sala da ballo, o il thriller b-movie dai risvolti drammatici A stranger is watching (1982) in cui la ferrovia è utilizzata con effetti davvero fenomenali, portata sulla scena a guisa di una verosimile casa infestata, con le sue oscure gallerie e ascensori abbandonati.
In epoca più recente, il gioiellino della Marvel The Avengers (2012) presenta i nostri eroi combattere contro alieni interdimensionali proprio di fronte alla stazione – nella scena è possibile intravedere anche la statua del fondatore Cornelius Vanderbilt sullo sfondo – e anche la location compare anche nel celebre Io sono leggenda (2007) di Will Smith. Anche i film d’animazione ne hanno celebrato il mito: il leone Alex, icona di Madagascar (2005), viene messo ko di fronte alle scalinate in pietra da una terribile vecchina, per poi essere arrestato sotto le immense vetrate dell’atrio principale. Insomma, un potpourri finemente variegato di comparse che hanno reso immortale questo vero e proprio tempio del capitalismo americano, dove si celebra il tempo in due enormi e inconfondibili simboli: uno splendido orologio a quattro facce in opale sovrastante il banco informazioni, del valore stimato tra i dieci e i venti milioni di dollari, certificato dalle famose e stimate case d’aste Christie’s e Sotheby’s, e il meno visibile modello Tiffany in vetro, il più grande esempio al mondo realizzato dallo scultore Jules-Félix Coutan, incastonato nel timpano esterno all’entrata che affaccia sulla 42esima.
Tutto intorno al Main Concourse, è collocata una variegata serie di attrattive quali la Vanderbilt Hall, l’appartamento appartenuto all’omonima famiglia con pareti in marmo rosa e gli spettacolari lampadari d’oro, oggi affittato per grandi eventi, o il New York Transit Museum Gallery Annex & Store, museo sulla storia del trasporto locale. Numerosi retail shops, fra cui Swatch, e locali per la ristorazione, fra cui Starbucks, completano la parte occidentale del pian terreno. Al piano superiore (Balcony Level), i nuclei fondamentali sono il ristorante Michael Jordan’s The Steak House N.Y.C. e il cocktail lounge Campbell Apartment, destinato ad una clientela d’elite. Nella parte opposta, il principale corridoio è il Grand Central Market dove si possono gustare le leccornie culinarie preparate dai vari punti vendita, mentre nei corridoi paralleli (Granybar e Lexinton Passage) la fanno da padroni negozi di ogni genere, tra cui l’immancabile Grand Central Apple Store, che ha aperto il battenti nel 2012. La struttura a mo’ di salotto urbano si complica nel discendere al di sotto della hall: per raggiungere il proprio treno bisogna scorgere il numero del binario sulle pareti laterali e attraverso un discreto passaggio ad arco, lasciare l’atrio centrale per immettersi sulla piattaforma, dalla quale ci si può allontanare per inoltrarsi tra le rampe e le ampie gallerie sotterranee costellate di negozi, scavate nel ventre della Midtown. Si tratta del meglio conosciuto Dining Concourse, per la maggior parte dedicato alla ristorazione, in cui spicca per nome e prestigio il Grand Central Oyster Bar, il locale più vecchio della stazione inaugurato proprio nel 1913, famoso per le specialità a base di pesce ma anche per l’happy hour con invitanti varietà di ostriche e birra. Una perla nel focus dello scenario metropolitano che ha ispirato grandi cineasti americani, ma il Grand Central Terminal è soprattutto un luogo moderno e trascendente che si presta bene a fare da sfondo alle singolarità della vita di tutti i giorni.
CURIOSITA’
– Grand Central Terminal è la stazione ferroviaria più grande del mondo con i suoi 190 mila metri quadri e le sue 44 banchine. Essa non segue tuttavia una numerazione ordinata; i 67 binari, distribuiti su due livelli sotterranei, presentano delle anomalie: i binari 12, 22 e 31 sono stati rimossi, mentre quelli del livello sotterraneo sono numerati da 100 a 126, anche se solo quattro sono usati per il servizio passeggeri.
– Il binario 61, oggi abbandonato, collegava la Grand Central con il vicino e lussuoso Hotel Waldorf Astoria al 301 di Park Avenu. Il 61 veniva percorso dai treni privati degli “ospiti speciali” dell’albergo, come presidenti e altre importanti figure militari, che raggiungevano New York senza essere visti e riconosciuti. Celebre a questo riguardo è la figura del presidente Franklin Delano Roosevelt, che utilizzava il binario per nascondere agli occhi dei più la sua infermità per poliomielite.
– Nelle mappe di Grand Central compaiono tutte le stanze e le sale, tranne una: la M42. In essa a quanto pare si tengono i generatori di corrente, ma la sua ubicazione è tuttora sconosciuta. Costruito nel periodo della Grande Guerra, questo bunker profondo oltre il livello del mare resta uno dei misteri più fitti e insondabili del luogo.
– Entrando nell’atrio principale non si può non notare il vistosissimo soffitto a volta decorato. Nel 1912, il pittore francese Paul Helleu dipinse su uno sfondo verde acqua i segni zodiacali e le costellazioni al contrario: secondo i più scettici si tratta di un errore del progettista, mentre alcuni sono convinti che si sia basato su un manoscritto medievale che spiegava come il cielo si sarebbe visto dal di fuori della volta celeste o ancora che lo avesse rappresentato dal punto di vista di Dio. Se si osserva con attenzione sopra l’immagine del segno zodiacale dei Pesci, è possibile notare un piccolo foronero, una delle conseguenze visibili della Guerra Fredda: dopo il lancio dello Sputnik da parte dei Sovietici, per cercare di arginare il malcontento nazionale, venne esposto nel bel mezzo della stazione un American Redstone, missile americano, per le cui dimensioni fu necessario bucare letteralmente il soffitto.
– La zona antistante al noto Oyster Bar & Restaurant viene definita la “Galleria dei sussurri” (Whispering Gallery): grazie alla sua architettura costituita da basse arcate, il suono viene condotto perfettamente, tanto che un sussurro può essere udito da una parte all’altra dell’edificio.
– E’ piacevole ricordare che la Grand Central non è stata e non è solo una stazione dei treni. Dal 1924 al 1944, ad esempio, il suo attico ha ospitato una scuola d’arte, e ogni anno, in primavera, diventa il palco di dozzine di artisti di strada che partecipano alle audizioni per avere la chance di esibirsi nelle gallerie della metropolitana.
– Luogo privilegiato per gli incontri più emozionanti era la Biltmore Room, in cui giungevano i treni provenienti dalla West Coast, soprannominata in seguito “La stanza dei baci” (The Kissing Room) per via dei calorosi saluti tra gli abitanti e i loro cari che avevano appena attraversato l’intero continente per far loro visita.
DA VISITARE NEI DINTORNI
Immancabile una capatina nei dintorni, dal momento che i luoghi più simbolici della metropoli sono concentrati nell’area che circonda la stazione: Broadway, la strada più lunga e più larga della città, che viola la struttura a griglia delle vie di Manhattan attraversandola in diagonale; Times Square, distante soltanto cinque minuti dalla Grand Central; il Rockefeller Center, gruppo di diciannove edifici commerciali, e naturalmente l’Empire State Building, da cui ammirare il meraviglioso panorama newyorchese, mozzafiato di giorno, ma irrestistibile di notte.
CONSIGLI SOGGIORNO
Nel cuore della Grande Mela, gli alloggi disponibili sono vari e numerosi. C’è davvero l’imbarazzo della scelta: qui di seguito consigliamo quelli più vicini alla stazione e alle maggiori attrattive della metropoli.
Grand Hyatt New York: la Midtown Manhattan non è mai stata così stupefacente come dai vetri di questo hotel a pochi passi da Park Avenue, che con il suo staff professionale e le bellissime camere dotate di tutti i comfort si pone come forte concorrenza al più classico Hilton;
Library Hotel: a due passi dalla Fifth Ave e da Times Square, offre comodi pacchetti per gli amanti dei libri e delle sale da lettura che includono sconti, colazione, aperitivo, wi-fi e tanti altri servizi;
Fitzpatrick Grand Central Hotel: una catena di hotel che non si smentisce, fornendo al cliente il giusto mix tra gentilezza, pulizia e affidabilità, sfruttando la sua posizione ottimale poco distante anche dall’Empire State Building
The Gotham Hotel: il nome ha certamente il suo carico di appeal, e a buona ragione, dato lo stile moderno e confortevole di questo albergo sulla 46esima, con poche camere ma funzionale, nel quale si raggiunge un livello di privacy e tranquillità quasi impensabile nel trafficato centro cittadino.
Roger Smith Hotel – InterContinental New York Barclay – The Iroquois: un tris di hotel a quattro stelle situati a non troppa distanza l’uno dall’altro, particolarmente consigliati a chi non vuole rinunciare al lusso, al design classico, allo stile elegante, corredati naturalmente di tutti i comfort più ricercati.