Dalla cronaca al cinema, la storia di Yara Gambirasio torna in prima serata con un film che punta sulla verità e sul rispetto.
Un racconto sobrio e necessario. Questa sera, in prima serata su Rai 1, va in onda YARA, il film diretto da Marco Tullio Giordana che riporta sul piccolo schermo uno dei casi giudiziari più sconvolgenti della cronaca italiana. Dopo aver debuttato su Netflix con ottimi risultati, il lungometraggio approda in chiaro con l’obiettivo di far riflettere, non intrattenere.
La storia di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra scomparsa nel novembre 2010 e ritrovata senza vita tre mesi dopo, è raccontata con un tono asciutto, quasi documentaristico, che rifiuta qualsiasi retorica o spettacolarizzazione.
La regia di YARA mette al centro la verità
Marco Tullio Giordana, già autore de I cento passi e La meglio gioventù, sceglie un approccio misurato. A guidare la narrazione è Letizia Ruggeri, interpretata da Isabella Ragonese, il pubblico ministero che per anni ha portato avanti un’indagine complessa, fatta di minuscoli indizi e grandi pressioni.
Il film non si concentra sulla sofferenza familiare, né insiste su aspetti morbosi. Racconta piuttosto l’enorme lavoro investigativo, la fatica del silenzio, e l’ossessione per un senso di giustizia che tarda ad arrivare. È un film sulla ricerca, non sulla scoperta.

Una ricostruzione fedele, ma non priva di critiche
Tra i punti di forza c’è la fedeltà ai fatti. Il film ripercorre l’indagine come fu realmente, dal primo DNA trovato sugli indumenti di Yara fino all’arresto di Massimo Bossetti, l’uomo poi condannato in via definitiva.
Ma proprio su questo punto nascono le critiche: la pellicola è stata accusata di rappresentare una sola versione, quella dell’accusa. La difesa di Bossetti ha lamentato l’assenza di contraddittorio, sottolineando anche alcune imprecisioni tecniche. Inoltre, la famiglia Gambirasio non ha partecipato alla lavorazione del film e ha preferito mantenere il riserbo.
Nonostante queste riserve, YARA riesce a trasmettere il peso e la dignità della memoria, ponendosi più come testimonianza che come spettacolo.
Perché vale la pena guardarlo
In un panorama spesso dominato da serie true crime cariche di tensione e colpi di scena, YARA rappresenta un’alternativa sobria e rigorosa. Non c’è musica invadente, né pathos forzato. Solo la realtà, filtrata dal linguaggio del cinema.
Guardarlo significa immergersi in una pagina delicata della nostra storia recente, senza cercare risposte facili o emozioni facili. È un film che non consola, ma rispetta. E che proprio per questo riesce ad avere un impatto duraturo.