Intervista a Pino Carella, musicista con la M maiuscola

Spesso travolti dall’ondata mediatica che ci riduce ogni tipo di arte a mero show pirotecnico, ci si dimentica facilmente di ciò che ne costituisce le fondamenta. Nella musica ad esempio, la star di turno che si esibisce sui palchi di ogni palasport è solamente la punta di un iceberg che è tenuto a galla da musicisti, produttori, arrangiatori e compositori – ovvero quei professionisti che sul palco appaiono in penombra o magari neanche ci mettono piede. Uno fra tutti? Pino Carella musicista eclettico, autore e compositore che vanta un curriculum di tutto rispetto: musiche per Mediaset, Ricordi e De Agostini; autore di brani cantati da Milly Carlucci e Fausto Leali, Alessandro Baldi e la celebre Laura Pausini: tastieristadella Tibute Band RicomincioDaZero.


Signor Carella,lei è un musicista a tutto tondo, impegnato su diversi fronti. C’è n’è uno che predilige?

Si, in questo momento della mia vita, sento la necessità di orientarmi sulla musica classica contemporanea. Ho ancora un sogno nel cassetto, quello di scrivere colonne sonore per il cinema.

Come si è svolta la sua formazione e la seguente introduzione nel mondo del professionismo?

Sono nato in una famiglia di musicisti da generazioni. Mio padre era un pianista compositore. Da bambino in casa mia venivano sempre i cantanti famosi degli anni 50. Mi hanno tenuto sulle loro ginocchia i vari Natalino Otto, Il Quartetto Cetra, Nicola Arigliano, Nilla Pizzi e tanti altri. Ho iniziato a suonare il piano con mio padre all’età di cinque anni. Poi durante l’adolescenza, erano gli anni ’70 mi sono innamorato del rock ed è qui che c’è stata la grande svolta. Ho iniziato con l’organo elettrico in cantina con gli amici. Misi su i miei primi gruppi pop e rock sperimentando in tutti i modi le mie capacità espressive e creative. I miei paladini erano i Pink Floyd, i Genesis, gli Yes, Emerson, Lake and Palmer, i Gentle Giant e tanti altri. I miei preferiti però sono sempre stati i Pink Floyd, forse perché nell’anima sono un tipo melodico. Non volli mai appositamente studiare presso scuole di musica, conservatori ecc… perché dopo aver vissuto sulla mia giovane pelle il metodo di insegnamento, mi accorsi che, mi limitava tantissimo e mi costringeva all’interno di parametri didattici, sicuramente utili ma repressivi. Io sono sempre stato uno spirito libero e uno che va dalla parte opposta della massa. Ho studiato per conto mio, cercando sempre di andare oltre.

Spesso si sente dire che la musica ai giorni d’oggi venga flagellata e setacciata dallo spietato filtro del mercato, che di artistico ha ben poco. Condivide questa critica e come si inserisce in tale scenario?

Condivido pienamente! Purtroppo non mi inserisco, anzi, mi sono disinserito, nonostante dei successi planetari è come se fossi tornato allo stato di zero assoluto. Il mercato…cos’è il mercato? chi stabilisce cosa sia il mercato e cosa voglia il mercato? Lo stabiliscono i numeri. Così ci si sente spesso dire. I numeri, le vendite, i tabulati. Mhh… le vendite di chi? e perché? Chi stabilisce chi deve vendere e chi no? il pubblico? ma figuriamoci! Qui siamo di fronte ad un meccanismo perverso e sotterraneo che stabilisce le regole di un gioco che a sua volta è stato stabilito non si sa bene da chi. Questo è il mercato. Una bella mattina ci ritroviamo nei negozi il disco di Ciccio Baciccio… spinto all’inverosimile dalle radio, tanto da ficcarlo a forza nella testa della gente che, benché magari sia inascoltabile, lo trova pure forte e gradevole. Magari non si scoprirà mai (ma nei corridoi tutti lo sanno) che tale “artista” è nipote di qualche presidentone, o l’amichetto di qualche direttore di rete o il raccomandato di qualche industriale potente. Insomma… ci siamo capiti. La discografia italiana sopratutto andrebbe avanti così da decenni. Poi ci si lamenta se non si vendono dischi. Se vogliamo dirla tutta… ora ci si è messa di mezzo pure la TV che avendo monopolizzato la discografia, o quel poco che ne era rimasto, ha ristretto il becco dell’imbuto alla cruna di un ago. O si passa da li, o non si passa. Già non si passava prima… ora è impossibile. Mi spiace cadere in polemica ma, anche la polemica è una provocazione.

I Talent Show sono in antitesi con l’ormai obsoleta e sudata gavetta?

i Talent show sono la morte della musica e dell’arte. Io toglierei la parola “Talent” e lascerei solo show. Non si può giudicare un talento con quei parametri. Anzi… non va buttato in faccia al mondo un talento, se di talento stiamo parlando. La TV brucia tutto ciò che tocca. Io non la sopporto proprio la TV, se non per i documentari sulla natura, tutto il resto è fuffa.

Tra gli artisti con cui ha collaborato spicca agli occhi del grande pubblico il nome di Laura Pausini, ci parli di questa esperienza.

E’ stata una bellissima esperienza che mi è capitata tra capo e collo. Quasi non me ne sono neppure accorto! Sono capitato nel posto giusto al momento giusto. E’ stato un caso… se vogliamo parlare di caso. Io penso invece che il buon Dio mi ha dato una mano, dopo aver visto che era tutta una vita che ci provavo. Approfitto per ringraziare particolarmente due persone, anzi tre. Beppe Andreetto che negli anni 90 era Editore in Ricordi. Lui è stato il primo a darmi fiducia e con lui ho iniziato la lavorazione di alcuni provini. Li si accorse di me come autore Giancarlo Bigazzi, il quale mi prese una canzone che, fece cantare ad Aleandro Baldi, la quale diventò Come le stagioni. Infine devo ringraziare Alfredo Cerruti che, essendosi appassionato alla mia scrittura, inserì la mia prima canzone nel secondo album di Laura Pausini: “cani e gatti”. Nell’album successivo detti a Laura “se ami sai” e “le cose che vivi” e “incancellabile”. Queste ultime due scritte assieme a Gino De Stefani e Fabrizio Baldoni. La bella avventura con Laura Pausini è durata il tempo di questi due album. Con lei ricordo che si era instaurato un bel rapporto di amicizia, molto vero e sincero. Purtroppo come capita spesso nelle belle fiabe… il finale non sempre è a lieto fine. E’ la vita.

Di che musica si ciba e si è cibato maggiormente?

Beh… sono stati i successi che Laura Pausini ha fatto diventare tali che mi hanno permesso di fare il salto di qualità. Mi sono cibato di musica leggera italiana, anche se non è mai stata la mia massima aspirazione. Purtroppo sono nato in Italia e non a Nashville… !! Il mio sogno, fin da ragazzino è sempre stato quello di cantare io le mie canzoni ma, questa opportunità non mi si è mai presentata. Ora non ho più vent’anni e questo sogno l’ho chiuso nel cassettone dei ricordi. Adesso ho proprio voglia di scrivere per il cinema ma, è molto difficile entrare in quel mondo. Onestamente la musica leggera mi ha stufato e deluso. Non mi diverte, non mi stimola, anzi, mi produce fastidio. Ho una specie di avversione verso le canzonette.

Oggi ha particolari preferenze tra le nuove leve nazionali ed internazionali?

Mi piacciono molto i Muse e gli Spock’s beard. Nel panorama italiano, delle nuove leve non mi piace nessuno.

Ci sono esperienze professionali che l?hanno fatta crescere (artisticamente parlando) particolarmente?

Ciò che mi ha fatto crescere è stata la sofferenza, la tenacia, il dolore, il sentirsi incompresi e non considerati. Sono state le pacche sulla spalla da parte di certi discografici che, mi si avvicinavano col fare quasi paterno e mi dicevano: “dammi retta… lascia perdere, non è cosa per te fare musica, trovati un lavoro!”. Oppure qualcun’altro che, dopo aver ascoltato parte della “cassettina” con alcuni miei brani, me la lanciava addosso, urlandomi di andarmene! Questi episodi, vissuti con grandissima sofferenza, anche dal punto di vista economico, mi hanno dato la forza di continuare e non arrendermi, perché forte della mia convinzione, dovevo a tutti i costi dimostrare a me stesso e al mondo ciò che ero. In parte penso di esserci riuscito e colgo l’occasione per ringraziare mia moglie Silvana per avermi sempre sostenuto nei lunghi anni nei quali mi sono giocato tutto per amore della musica. Laddove tutti (parenti compresi) mi dicevano di smetterla … lei è stata l’unica ad incoraggiarmi e a credere nel mio talento.

Quali sono i suoi progetti futuri?

Ho in progetto di riuscire a formare una mia orchestra filarmonica per eseguire le mie composizioni. (tipo Ennio Morricone). E’ un’impresa non facile, una bella sfida ma, io sono abituato a pensare in grande, non per vanagloria o megalomania, quanto perché adoro le sfide, sopratutto con me stesso. Come ho già detto, mi piacerebbe scrivere colonne sonore per il cinema ma, ahimè non ho conoscenze in quell’ambito. Dovrei conoscere dei registi di spessore ma… come? …dove?

Cosa consiglierebbe ad un giovane che oggi voglia intraprendere la strada che lei ha percorso e continua a percorrere?

Questa è una domanda difficile! L’unica cosa che mi sento di dire è: fai pure le tue esperienze, sperimenta, contamina pure la musica con sonorità, scambi di culture e se sei convinto del tuo talento, non ti arrendere mai. Una cosa però devi tenere a mente sempre: Se raggiungi il successo mantieni l’umiltà, perché prima di essere musicisti, artisti, siamo uomini e gli uomini, sotto il cielo sono essenzialmente anime.

Grazie mille per la disponibilità.

Grazie a voi per questa bella opportunità.