Do it può sembrare in tal senso la loro filosofia artistica, ma è anche il titolo del loro secondo album pirotecnico, prodotto dalla indipendente Yorpikus Sound e composto da tredici tracce nelle quali il Rock più moderno si contamina con il blues primordiale. Le dinamiche sonore ci sono chiare fin dai primi brani: se la fugace Slide rievoca il Delta di Blind Willie Johnson e compagni, Più del minimo innesca un esplosione al tritolo, i cui detonatori sono riff distorti, cambi di tempo e un groove incalzante.
Con Giocattoli, Cerco il tuo soffio (primo singolo estratto) e Rottami, le componenti di genere dell’album si interscambiano in un gioco di chiamata e risposta, nel quale ritmi sostenuti non faticano a coesistere con un fraseggio chitarristico di bottleneck. In un fiato abbiamo respirato l’aria salutare di quasi metà album, ed ecco che in Jesus is on the mainline Cesare ed Adriano rendono omaggio alla tradizione del blues del Mississippi, ostentando il loro amore per Ry Cooder e ospitando al mandolino Stefano Tavernese. Un secondo featuring (questa volta inaspettato) è quello con Dj Myke in Scratch Explosion, che conduce alla seconda metà dell’album, composta oltre che da brani già testati nei live dai Bud come Hamburger, anche da un sound Stoner Rock, canalizzato e sviluppato dinamicamente in L’onda. Do it è un album potente, ma capace anche di cullarci e accompagnarci nel sonno, ne è emblema l’ultimissima Mi addormenterò, calda ballata in dodici ottavi che ci conferma di stare ad ascoltare una delle più interessanti e giovani band italiane.
Se ancora avete dubbi sull’acquistare o meno quest’album, affidatevi al titolo, è più eloquente di migliaia di parole.
Li abbiamo intervistati per voi: