Takeshi Kitano torna a riflettere sul cinema e su sé stesso con Broken Rage, divertissement teorico che annulla definitivamente la separazione tra Kitano regista, autore, comico e performer. In occasione dell’uscita del film su Amazon Prime, Takeshi Kitano ha incontrato la stampa per raccontare questo strampalato progetto.Broken Rage
di Takeshi Kitano è una lezione di poco più di un’ora su come violenza e umorismo possano essere linguaggi che seguono la stessa grammatica cinematografica e sul modo in cui una stessa storia possa essere raccontata con i codici del primo o del secondo.
Due film in uno: uno yakuza movie appena abbozzato, senile, di una semplicità e rapidità che sembrano quelle dell’ultimo Eastwood, e poi quello stesso film parodiato, riproposto quasi frame-by-frame ma in chiave comica.
Il regista giapponese ha incontrato la stampa per raccontare da dove nasce l’idea di questa ennesima opera che sperimenta tra i confini della violenza e dell’umorismo. Broken Rage arriverà in streaming su Amazon Prime dal prossimo 13 febbraio.
Da dove nasce la collaborazione con Amazon Prime per questo film?
Il film nasce come un gioco. Quando Amazon Prime mi ha proposto di realizzare qualcosa di comico per loro, mi hanno dato completa libertà creativa. E per questo mi sono inventato questo piccolo esperimento. Ma nel momento in cui è stato presentato al Festival di Venezia, sul grande schermo del cinema, mi sono reso conto di quello che era diventato, anche contro le mie aspettative. Che era diventato qualcosa di differente, che prima aveva immaginato solo come “televisivo”. Mentre evidentemente poteva essere anche qualcosa di più.
Cosa è successo a Venezia che le ha fatto capire di aver realizzato qualcosa di diverso da ciò che immaginava?In realtà ho battuto la testa sul vaporetto mentre tornavo da Venezia e non ricordo più nulla di quei giorni. Mi hanno detto che il film è stato accolto bene, quindi sono contento, ma io davvero non ricordo più nulla. Fortunatamente il mio dottore di fiducia mi ha detto che non c’è nulla di cui preoccuparsi e che adesso la mia testa va bene. Ma quei ricordi non credo li recupererò. Mi dispiace.

C’è qualcosa di diverso per lei nel lavorare per un film destinato allo streaming?
Credo che la differenza principale sia la durata. Inizialmente, nel primo montato, il film durava circa due ore e mezza, che è più o meno quanto durava il mio precedente film per il cinema (Kubi, ndr). Ma siccome sapevo che i dispositivi su cui sarebbe stato visto sarebbero stati i televisori di casa o addirittura i cellulari, allora l’abbiamo tagliato parecchio, fino a raggiungere la durata di adesso, ovvero circa un’oretta.
Questo può essere anche uno stimolo per fare cose nuove. Se guardiamo alla storia della pittura, che è molto più lunga di quella del cinema, troviamo diversi stili, completamente differenti tra loro, come il cubismo e l’espressionismo. Questo per il cinema non è ancora avvenuto. E penso che su questo si possa lavorare proprio attraverso i formati e la durata dei film, per fare qualcosa che assomigli appunto al cubismo, a quella idea di destrutturazione.
C’è un collegamento con la precedente trilogia di Outrage, dato anche il titolo del film?
Beh, sì, sicuramente. Per me è stato un modo per “rompere” la mia carriera e vedere cosa c’era dentro. Con Outrage avevo tentato di realizzare degli yakuza movies moderni e con questo cerco di parodiarli, in qualche modo. Broken Rage è la versione “rotta”, sbagliata, di un altro possibile Outrage. Quindi sì, ho pensato a questa connessione tra i due progetti quando ho scelto il titolo, ma non è poi un significato così profondo.

In che modo la sua carriera nella televisione giapponese, come comico e intrattenitore, è confluita in questo suo ultimo lavoro?
Io credo che il cinema sia la forma d’arte più completa e tutto quello che ho fatto nella vita è in qualche modo entrato in ciò che faccio per il cinema. Sicuramente anche il mio lato più comico, quello che utilizzo in televisione, è ormai parte del mio lavoro per il cinema, che comunque è ciò che preferisco e amo fare.
Dopo Chime di Kiyoshi Kurosawa, il suo è il secondo film dalla durata di poco più di un’ora che arriva dal Giappone. Sia lei che Kurosawa, due grandi maestri, avete scelto di sperimentare con questo nuovo formato. Come mai?
Adesso la sala cinematografica non è più centrale come prima, quindi credo che sia giusto chiedersi come poter creare qualcosa che sia al passo con i tempi. Qualcosa che possa essere fruito in maniera nuova su una grande varietà di dispositivi differenti.
Il cinema è cambiato tantissimo dai tempi de primi film muti e continuerà a cambiare. Quindi noi registi dobbiamo capire come accompagnare questo cambiamento tecnologico, che è anche un cambiamento nel pubblico. Questo Broken Rage è un film molto sperimentale, per come la vedo io. Magari non è eccellente, ma è sicuramente interessante.