Le Femen al Biografilm: “La nostra ideologia contro il potere patriarcale, le religioni e l’industria del sesso”

Il Biografilm Festival ha ospitato ieri a Bologna Sasha Shevchenko, una delle esponenti più famose del movimento femminista delle Femen, di cui spesso abbiamo sentito parlare nei telegiornali e nel mondo del web. L’occasione che l’ha portata in Italia, insieme alla regista Kitty Greenal, è stata la presentazione del documentario Femen: Ukraine is not a Brothel, già proiettato alla scorsa edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.

Sasha, Inna, Alexandra e le altre ragazze che hanno scelto di far parte di questa realtà , fondata nel 2008 in Ucraina, pensano fermamente di poter portare avanti una rivoluzione sfilando per le strade in topless, riportando sul proprio corpo alcuni slogan forti e diretti che denunciano le loro idee e convinzioni. Con una forte determinazione e una buona dose di coraggio, utilizzano il corpo come arma politica e sociale, combattendo quei pregiudizi e quella parte di politica che va verso una direzione sbagliata e decisamente patriarcale. Il documentario racconta la loro storia, sotto la guida di un leader maschile, Viktor, che le guida e si occupa di loro, fino a quando il potere non prende il sopravvento e oggi le Femen si organizzano autonomamente, in modo libero e disteso.

femenViktor ormai è un rifugiato in Svizzera, non lo vediamo da due anni. Praticamente ora siamo noi i capi, prendiamo noi stesse le decisioni ed è passato così tanto tempo da quando eravamo con lui, che non saprei nemmeno riconoscere quali sono le differenze tra le Femen di prima e quelle di adesso” ha spiegato la Shevchenko durante l’incontro con la stampa del Biografilm. E aggiunge “All’inizio Viktor aveva buone intenzioni. Il problema della nostra società è di vedere gli uomini come veri bastardi. Infatti quando noi abbiamo cominciato a credere troppo in lui, è cresciuto il potere ed è diventato troppo forte. Ora siamo più libere, facciamo tutto insieme, veniamo da diversi paesi. Io non penso di dover controllare le donne che vogliono entrare nel movimento Femen. Se vuoi diventare femen puoi farlo anche da sola“. Far parte delle Femen tuttavia risulta un rischio per se stessi e per la propria incolumità, poiché quando ci si mette contro le autorità e i potenti del Paese, si diventa scomodi. Come con il film sulle Pussy Riot lo scorso anno, il Biografilm ha dato spazio a questo documentario sulle Femen, per dar voce a quel lato difficile e nascosto di alcune realtà vicine a noi e che, spesso, non vengono comprese nel pieno delle loro intenzioni. E’ importante per un festival dare spazio a queste storie, informative ma anche educative, così da evitare che l’ignoranza eviti di incasellare ed etichettare alcuni fenomeni come semplici atti privi di senso o eccentrici.

In Ucraina molti amici mi dicono che è molto difficile e pericoloso fare quello che facciamo noi, ma io penso che non devi avere paura di essere ucciso o di altro, devi saltare e cercare di cambiare qualcosa. La nostra ideologia è molto chiara e libera, contro il potere patriarcale, le religioni e l’industria del sesso“. Quando un giornalista la interroga sul legame delle Femen al movimento Svoboda, partito nazionalista di estrema destra, la ragazza precisa: “Io non sono nazionalista, non sono una nazi. Questa voce è venuta fuori dopo una foto rubata, in cui dietro di me appare un membro della Svoboda per puro caso e io non mi ero nemmeno accorta fosse lì. In Germania abbiamo fatto tante azioni antinaziste. E siamo contro ogni tipo di nazionalismo. Il femminismo è un’idea di sinistra, siamo per l’uguaglianza per tutti a prescindere dal Paese, dal colore della pelle, eccetera. Non siamo insieme con loro“.