Machete: la recensione del film folle con Danny Trejo

Machete Danny Trejo
La recensione di Machete – Newscinema.it

Un ex agente federale, in seguito alla perdita della famiglia per mano (o per spada) del boss del narcotraffico messicano, è costretto a fuggire dalla propria terra.

I suoi scopi saranno rifarsi una vita e cercare vendetta. Presentato fuori concorso alla 67° edizione della mostra cinematografica di Venezia e accolto con entusiasmo, Machete porta in scena il primo eroe cinematografico latino, coniato dalla mente di Robert Rodriguez sul set di Desperado (classe 1995) e successivamente ripreso e voluto dallo stesso a seguito dell’entusiasmo suscitato dal “falso” trailer presente in Grindhouse.

Rodriguez forse riesce a portare a casa uno dei suoi film più divertenti, grazie ad una spiccata caratterizzazione dei personaggi e a dialoghi dove battute (anche in 3° persona) e doppi sensi si rincorrono quasi senza sosta, ottenendo come risposta da parte del pubblico quasi sempre una risata meritata. Machete è un film d’azione, splatter, uno spaghetti western alla messicana che non fa’ finta di essere quello che non è, anzi.

Il marchio di Rodriguez nel modo di concepire ambientazioni, immagini e atmosfere si nota eccome: violenza, fiumi di sangue, sesso (velato) e situazioni grottesche sono tutti elementi presenti, che non stancano perché il regista ha l’abilità di inserirli sempre in contesti diversi e spesso sorprendenti. Ed è proprio ciò che ci si aspetta. Rodriguez mette in scena un action movie iper-realistico in cui nonostante l’ironia, le situazioni trash, rozze e a limite dell’assurdo, trovano spazio anche argomenti di una certa rilevanza, sull’immigrazione e la politica. Anche la musica è farina del suo sacco. Infatti la colonna sonora è affidata ai Chingon (band del regista) che adatta perfettamente alle scene sonorità messicane e violenti riff di chitarra in puro stile rock’n’ roll.

Per quanto riguarda gli attori Rodriguez si affida ad un cast bizzarro ed eterogeneo che si amalgama molto bene nel corso del film. Partiamo da lui, Machete. Per Danny Trejo questo è l’apoteosi di tutti i personaggi interpretati fin’ora (tra l’altro tutti legati alla lama affilata). Catalizza l’attenzione a volte anche più delle sue sexy seguaci.

È Machete in carne e ossa e primi e primissimi piani non fanno che rendergli giustizia. De Niro nella parte di Mc Laughin, il senatore razzista del Texas, risulta una scelta azzeccata così come passa, dando buona prova di se, Steven Segal, nel suo primo ruolo da cattivo, il boss pappone messicano. Veniamo alle tre donzelle con gli attributi: Michelle Rodriguez, Jessica Alba e Lindsay Lohan, nonostante la loro immagine e fascino arrivino prima di ogni altra cosa ( tacchi, vestiti di pelle e anche da suora amplificano il tutto) riescono a ritagliarsi delle scene memorabili. Peccato invece che sia stata sfruttata poco la presenza di Tom Savini. Si ha come la sensazione che la sua parte sia stata tagliata.

Insomma Rodriguez, dando libero sfogo a tutto il suo estro, porta a segno alcune sequenze indimenticabili, dal prologo perfetto, alla scena di lotta in ospedale, passando per la retata in chiesa con tanto di Ave Maria in sottofondo. Non manca proprio nulla. In Machete tutto può diventare una potenziale arma (vestiti, padelle, utensili da giardinaggio, cavatappi) o mezzo di salvezza. È un film che procede per colpi di scena senza seguire una linea definita.

Tiene lo spettatore incollato allo schermo per tre/quarti buoni del film che si perde leggermente in un finale rocambolesco. Invece di disperdersi nei vari fronti del conflitto sarebbe stato meglio concentrarsi di più sul combattimento face to face finale. Ma alla fine va bene così. L’unica regola che bisogna ricordare è che Machete è l’Highlander messicano, un eroe che si rialza sempre e che non ha bisogno di essere una persona vera visto che è già un mito.