Alice nella Città 2016: Max Steel, la recensione del film ispirato al gioco Mattel

La famosa action figure che la Mattel ha lanciato sul mercato negli anni ’90 debutta sul grande schermo con Max Steel, il film diretto da Stewart Hendler, che sarà nelle sale italiane dal 26 Gennaio 2017, ma è stato presentato in anteprima durante Alice nella Città 2016. In un’epoca in cui Marvel e Dc Comics si contendono il box office adattando per il cinema alcuni dei fumetti più amati dal pubblico, questo esperimento distribuito in Italia da Lucky Red, mostra da subito i suoi limiti.

Il giovane Ben Winchell interpreta Max, un ragazzo che si trasferisce a Copper Canyon con la madre, dopo che il padre scienziato è morto in seguito ad un incidente poco chiaro. Mentre cerca di farsi nuovi amici ed integrarsi nella comunità il suo corpo comincia a lanciare strani messaggi e Max si rende conto di avere un potere speciale legato ad ingenti concentrazioni di energia e improvvise reazioni incontrollate. Trova un aiuto in Steel, un extraterrestre techno-organico ironico e amichevole, che gli permette di scoprire cosa si nasconde dietro a quelle sue particolari capacità e cosa è successo realmente a suo padre.

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Steel come il simpatico grillo parlante

Immersi in una scenografia che sembra ripresa da Smallville, i personaggi si relazionano secondo le classiche regole del teen movie e la somiglianza del protagonista con Edward Cullen di Twilight spinge in questa direzione. Divertente la presenza del robotico Steel che assume il ruolo di grillo parlante complice dell’eroe e responsabile del ritmo dinamico del film. Fin dalle prime scene è facile il paragone con Real Steel, film del 2011 in cui Hugh Jackman costruisce robot in grado di combattere su un ring, in particolare per il connubio tra fantascienza e vita reale nel rapporto tra essere umano e intelligenza artificiale. La storia inizia con un incontro romantico che porta ad una storia d’amore adolescenziale fino a quando l’attenzione si sposta sull’aspetto paranormale dello straordinario che entra nella vita di Max, sconvolgendo la normale routine.

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Un supereroe teen che non lascia il segno

Come molti altri supereroi che abbiamo imparato a conoscere nel corso degli anni, Max ama passare il tempo da solo e cerca di nascondere la sua vera identità per non rischiare pericolose conseguenze. Max Steel è una commedia sci-fi ricca di azione ed effetti speciali ben fatti, ma uno dei punti deboli è la scelta di Andy Garcia nei panni del villain principale. Lo apprezziamo molto come attore e ci ha regalato interpretazioni davvero di alto livello, ma quando in una scena del film appare nel suo costume rosso e nero da cattivo, la prima reazione è di trovarsi di fronte ad una parodia di un cinecomic. La storia è semplice e tradizionale, adatta soprattutto ad un pubblico giovane over 18. Si percepisce la regia inesperta di Hendler che non è ambizioso nel cercare una visione originale e diversa dalle avventure di supereroi che invadono ogni anno il grande schermo.

Un film di intrattenimento che non coinvolge completamente il pubblico, rinunciando anche all’effetto nostalgia sui trentenni di oggi che fanno parte di quella generazione cresciuta con il gioco Mattel all’epoca intrigante e innovativo.

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