Un esordio al lungometraggio quello di Edoardo De Angelis sicuramente originale e coraggioso, che costituisce una continuazione naturale del percorso stilistico e narrativo che il regista aveva cominciato con i suoi cortometraggi, come Mistero e Passione di Gino Pacino, del 2006, che, al Kustendorf Film Festival, attira l’attenzione del suo direttore, Emir Kusturica. Da qui nasce un rapporto di stima col regista serbo che convincerà proprio quest’ultimo a partecipare alla produzione del lungometraggio.
Un mondo, quello della industria della mozzarella che viene dipinto con colori forti, in chiave quasi surreale, attraverso il quale traspare un idea di malavita, profondamente radicata nelle vite dei protagonisti. Un surrealismo inizialmente eccessivo, che sembra sfuggire un po’ di mano, ma che ritrova una dimensione credibile grazie al lavoro degli attori. Una galleria di personaggi sopra le righe, esagerati e tutti comunque interpretati senza sbavature. Dal boss, Ciccio DOP che non riesce più a sentirsi a suo agio davanti al mondo che cambia, e trova comprensione soltanto tra le sue amate bufale, allo zingaro napoletano, atleta caduto in disgrazia che nel silenzio del suo mutismo porta sulle spalle il peso della morte di un suo vecchio avversario. Un esordio che trova la sua forza sulla costruzione e la scrittura dei personaggi, ma che nel seguirli tutti con la dovuta attenzione, perde in ritmo e compattezza. Una regia attenta agli attori, e un po’ meno all’immagine e al montaggio
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