Il Cortometraggio “A Chjàna”, la recensione

Basato su avvenimenti realmente accaduti, A Chjana del regista Jonas Carpignano racconta la storia di Ayiva (Koudous Seihun), un giovane immigrato del Burkina Faso che cerca di ricongiungersi con il suo migliore amico Cheikh alias “Chico” (Cheik Baily Kane) dopo aver partecipato alla prima rivolta razziale nella storia d’Italia, a Rosarno. La storia segue i due ragazzi, che si troveranno al centro di scontri e rivolte, cariche della polizia e risse dei cittadini che hanno colto al balzo l’occasione per sfogare ogni istinto razzista contro di loro. La sommossa è gestita dagli stessi operai di un lavoro che li sfrutta, dietro cui si nasconde la mafia. I due protagonisti, nel tentativo di darsi alla fuga, finiscono per dividersi e mentre Chico rimarrà nascosto in attesa che le acque si calmino, Ayiva si dirige verso Foggia per raggiungere un rifugio gestito da un’anziana signora (non a casa soprannominata “Mama Africa“) nell’intento di restituirle dei soldi. è l’indomani ed Ayiva aspetta la telefonata dell’amico che sarebbe dovuto arrivare a breve per poter ripartire insieme ma, nulla, il telefono non squillerà ma il giovane non si darà pace fino a quando non ritroverà l’amico.

Così ha commentato il regista:

«Ho trascorso l’estate passata a visitare le comunità di immigrati clandestini del Sud Italia, soffermandomi soprattutto a Rosarno e nei ghetti vicino Foggia, dove ho incontrato i personaggi che popolano il film. Qui l’industria degli agrumi è sempre alla ricerca di lavoratori ma il tipo di lavoro che offrono non alletta la popolazione locale: salari bassi, orari improponibili, condizioni sfiancanti e le regole della ‘ndrangheta. Gli unici disposti ad accettare sono gli immigrati che per meno di 30 euro al giorno faticano per 12 ore ininterrotte, ridotti in condizioni di servitù o, peggio ancora, di schiavitù. A Gennaio, però, la tensione che hanno accumulato è esplosa e questo ne è il risultato. Io lo racconto dal punto di vista di chi lotta contro il razzismo e lo sfruttamento con la ribellione, la solidarietà e l’amicizia».