Top 5 This Week

Related Posts

Moon – il panda, la recensione del nuovo film di Gilles de Maistre

Gilles de Maistre è ormai specializzato nelle storie di amicizia tra giovanissimi e animali selvatici. Dopo leoni, lupi e giaguari è il turno di Moon il panda.

2.4 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

Il regista francese Gilles de Maistre – già noto al pubblico per Mia e il leone biancoIl lupo e il leoneEmma e il giaguaro nero – dopo aver viaggiato in Sudafrica, in Canada e nella foresta amazzonica, approda ora nella regione del Sichuan, in Cina, per il nuovo Moon il panda. Stavolta il protagonista è un giovanissimo studente che passa molto tempo da solo, lontano da amici e compagni, e che per questo spesso viene spesso redarguito dal padre. La nonna interviene portandolo con sé in campagna, dove un incontro straordinario cambierà la sua vita per sempre.

Da quel momento il canovaccio già sperimentato negli altri film si ripete, mettendo in scena un racconto che va all’essenziale: senza nessun antagonista, in cui la drammaturgia è incentrata sulla famiglia in pericolo (i genitori sono sull’orlo del divorzio) e sulla ricerca dell’equilibrio del pre-adolescente, che deve trovare la sua strada.

Un viaggio nel Sichuan

De Maistre viaggia per tutto il mondo con una cinepresa in mano da ormai quarant’anni. Prima realizzando documentari e adesso questi film d’amicizia uomo-animale destinati a un pubblico soprattutto di bambini e ragazzi, girati già in inglese e pensati fin da subito per essere esportati nel maggior numero di paesi possibile.

Un’idea di cinema eminentemente commerciale, quindi, in cui le ambizioni autoriali sono ridotte al minimo, ma che ha perlomeno il merito di allargare gli orizzonti geografici e culturali dei suoi piccoli spettatori, insegnando loro che il mondo è uno solo e non ci devono essere distinzioni tra popoli, stili di vita e – in ultima istanza – specie.

Stavolta immaginiamo debba essere stato più difficile del solito riuscire a ottenere l’autorizzazione per girare con i panda: animale simbolo per la Cina, un tesoro nazionale, che appare su schermo sempre meno, proprio per il rispetto che la comunità locale nutre per questi esemplari. È grazie al panda, e alla nonna, se il protagonista scoprirà un mondo nuovo, aprendosi finalmente agli altri e capendo che si può essere felici anche fuori dai modelli imposti dall’esterno. 

Che sia la periferia di una città nelle montagne cinesi, il deserto del Sahara o la giungla dell’Amazzonia, l’obiettivo principale per il regista francese è quello di creare momenti conviviali che le famiglie possano vivere insieme (nella sala cinematografica, cosa non scontata!), magari stimolando in loro la voglia di viaggiare autonomamente nei luoghi mostrati (come d’altronde lui stesso fa con la sua famiglia per la realizzazione dei film).

Un panda per scoprire il mondo

Al di là delle lodevole ambizioni, emergono però in più momenti, specialmente nel gioco di campi e controcampi, le evidenti difficoltà avute nel poter lavorare con questi animali e tutti i conseguenti stratagemmi messi in atto per poter coerentemente raccontare alcuni passaggi rispettando la sintassi cinematografica.

Ogni interazione tra gli attori e i panda è stata gestita con attenzione, richiedendo lunghe trattative con le autorità per la loro tutela, ed evidentemente non sempre è stato possibile realizzare le scene per come erano state scritte. La produzione, condotta in collaborazione con le autorità cinesi per la fauna selvatica, si è svolta negli stessi paesaggi in cui vagano gli animali: dei veri e propri santuari verdeggianti e imponenti dove foreste di bambù avvolgono sia i personaggi umani che il pubblico in un mondo lontano dalla moderna urbanità.

La trama che vede protagonisti gli umani è però come sempre abbozzata, procede per i soliti cliché narrativi e vien ben presto archiviata. Ma alla fine il senso di questi film – di questo genere, potremmo dire, dato il numero sempre crescente di nuovi capitoli che si aggiungono – risiede proprio nel momento in cui il contatto con la natura rimette le cose nella giusta prospettiva, ridimensionando i problemi quotidiani degli esseri umani e dando voce alla meraviglia di un mondo che non ruota esclusivamente attorno a loro.

Davide Sette
Davide Sette
Giornalista cinematografico. Fondatore del blog Stranger Than Cinema e conduttore di “HOBO - A wandering podcast about cinema”.

Popular Articles