Nosferatu, recensione: è giunto anche per Eggers il momento di inciampare

Lily-Rose Depp (fonte: Ufficio stampa - Newscinema.it)
Lily-Rose Depp (fonte: Ufficio stampa - Newscinema.it)

Dal 1° gennaio in tutte le sale italiane arriva la versione di Nosferatu, scritta e diretta da Robert Eggers. Avrà saputo omaggiare il capostipite del 1922, donandogli al tempo stesso un’impronta personale?

Nosferatu, recensione: è giunto anche per Eggers il momento di inciampare
3 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

L’impresa era estremamente ardua, confrontarsi con un titolo di questo tipo, un prodotto decisivo che ha fatto e ancora oggi fa scuola. Nosferatu di Friedrich Wilhelm Murnau è in sostanza l’adattamento non ufficiale del Dracula di Bram Stoker (1897) e senza esagerare nei vocaboli, anche uno degli horror più riusciti dell’intera storia del cinema. Proiettato per la prima volta nel 1922 a Berlino, questo maestoso film muto espressionista abbraccia il genere orrorifico, alla ricerca però anche di una profonda vena drammatica.

Nicholas Hoult e Aaron Taylor-Johnson in Nosferatu (fonte: Ufficio stampa - Newscinema.it)
Nicholas Hoult e Aaron Taylor-Johnson in Nosferatu (fonte: Ufficio stampa – Newscinema.it)

L’anima del remake non esiste

Seppur chi scrive questo articolo non ami alla follia, anzi, il Suspiria di Luca Guadagnino, si può tranquillamente definirlo un grandioso remake. Questo perché rispetta le due regole cardine del riadattamento: mantenere l’essenza dell’opera originaria e rielaborare sotto una nuova chiave di lettura. Questi sono i due elementi che un buon rifacimento filmico deve possedere per avere senso di esistere, in quest’ultimo Nosferatu uno dei due manca.

Se da un lato è ben evidente la sua attinenza allo spirito primario, rispetto a quello d’origine, dall’altro invece manca una vera e propria rilettura. Nosferatu di Robert Eggers non si discosta molto ad esempio da Nosferatu – Il principe della notte del ’79 firmato da Werner Herzog. Piano narrativo a parte, è tutto ciò che smuove in termini di assetto globale ad essere parallelo.

Eggers rinnova poco, ma in qualcosa riesce

Bisogna ammetterlo, la ciambella non è totalmente senza buco, è cieca solo in parte. Il nuovo Nosferatu infatti, balbetta nella sua resa complessiva ma qualche pregio di certo ce l’ha.

Ciò che in primis gli si può riconoscere è l’impronta estetica, molto cupa e ombrosa, che deteriora ogni pacifica influenza donando un forte carisma oscuro. Movimenti semi celati, riflessi offuscati e piccole percezioni visive stabiliscono un legame istintivo con la traccia estetica che il film ricerca. Questo è dunque un ottimo punto di forza per Nosferatu, che senza troppa timidezza getta la sua influenza estremamente evocativa su tutto ciò che vediamo.

Stanze e cunicoli interni, camicie da notte velate e abiti sudici, paesaggi desolati. Pare quasi un dipinto in movimento che alterna una colorazione desaturata a intervalli di bianco e nero lucente. Capace di esteriorizzare la sua voglia di divorare lo spettatore, prova a calamitare la sua attenzione lungo 132 (molto dilatati) minuti.

Una scena di Nosferatu (fonte: Ufficio stampa - Newscinema.it)
Una scena di Nosferatu (fonte: Ufficio stampa – Newscinema.it)

Nessun vero approfondimento

Affidandosi alla trama originale che narra di una coppia, Thomas e Ellen, nella Germania del 1838 e del viaggio che l’uomo dovrà fare per lavoro, spingendosi fino alle montagne della Transilvania nella tenuta del conte Orlok, Nosferatu di Eggers prova a deviare su discorsi sociali, ma riuscendo solo in parte nell’intento.

Scendere a patti con l’oscurità, col demonio, aprire l’ennesima pagina sulle possessioni e similari. Era molto facile e scontato caderci ed è accaduto. Allontanandosi davvero poco dal seme originario nelle linee chiave della storia, diverge invece nel suo tortuoso percorso tra riti e occulto. Ripetitivo ma fedele quindi al 1922, lo è anche per motivi opposti alle dinamiche orrorifiche, ormai trite e ritrite.

Sfiora infatti tematiche come la salute mentale o la sessualità femminile, abbozzando però solamente le questioni senza mai approfondirle.

Lily-Rose Depp dal canto suo, con i suoi soliti occhi a mezz’asta, vittima e carnefice di una provvidenza demoniaca, dà voce a quella citata silfide snella e sottile. Di rimbalzo a questa figura quasi evanescente, allusiva di una leggerezza astratta, a lei è affidata la parte di spudorata sessualità, un desiderio latente che condivide col mostro.

L’attrice però non si distanzia mai veramente dalle sue precedenti interpretazioni, dalle quelle sue consuete smorfie alla The Idol, ostentando versi discutibili ed espressioni molto poco calzanti col contesto.

Recensione Nosferatu (fonte: Ufficio stampa - Newscinema.it)
Recensione Nosferatu (fonte: Ufficio stampa – Newscinema.it)

Da Pennywise a Sonic

Una parlata fastidiosa

, quasi macchiettistica, anticipata da lamenti molto simili a quelli emessi da un cane rabbioso. Il conte Orlok di Bill Skarsgård rende molto di più quando è nell’ombra rispetto a quando inizia a mostrarsi. Ritagli di luce definiscono fin dalla sua prima volta, quella in cui si alza di scatto dalla bara, un design totalmente inefficace.

Palestrato a tratti, rachitico in altri momenti, non muta mai il suo inguaribile aspetto di villain tenebroso dalla definizione muscolare di Ronnie Coleman. Con baffoni inappropriati e pochissima carica inquietante, riporta alla mente il Dr. Ivo “Eggman” Robotnik di Jim Carrey degli ultimi film sul riccio videoludico Sonic.

Per fortuna l’ammirazione di Eggers per le lingue perdute, che ha portato sempre fascino alle sue opere, anche qui lo accompagna. Decide infatti di non dimenticarsi dell’aspetto linguistico, scegliendo espressioni iperboliche calibrate intensamente e veicolate da una voce grave e tetra. In questo Nosferatu senza ombra di dubbio, il fascino del conte lo fa unicamente il tono.

Robert Eggers (fonte: Ufficio stampa - Newscinema.it)
Robert Eggers (fonte: Ufficio stampa – Newscinema.it)

L’amore ha sempre alti e bassi

Robert Eggers si stava facendo amare follemente (almeno dal sottoscritto), proseguendo in un’ascesa senza apparenti confini. Precisissimo e dal talento innato ha aperto le danze sulla cinematografia mondiale con un intrigante The Witch, evolvendosi poi con il seducente bianco e nero del suggestivo e intimo The Lighthouse, fino al pazzesco e muscolare The Northman.

Questa volta invece, privo di qualunque cenno impattante e lasciando dunque ai vampiri venuti prima del suo la vera carica agghiacciante, è capace “solamente” di regalare una nuova opera filmica visivamente attraente ma poco memorabile.

Un po’ vuoto e spento, Nosferatu e di conseguenza Eggers stesso, cedono alle lusinghe del grosso nome del passato, scegliendo di rievocare qualcosa che stava benissimo dov’era.

Ecco dunque perché questo validissimo regista, è forse meglio come fabbricante di opere originali rispetto a disturbatore di vecchie glorie, se poi il soggetto di riferimento è uno dei più grandi classici di sempre, sarebbe forse meglio fare un passo indietro invece di due avanti, cadendo dal precipizio.

By Lorenzo Usai

Contraddistinto da una passione cinefila quasi maniacale, cresciuta in me come una vocazione, cerco ogni giorno che passa di scoprire sempre di più, farmi esperienza, parlare e scrivere di questo magico mondo. Fin da piccolo sono sempre rimasto incantato dal cinema, la sala, l’enorme schermo davanti a me e tutte le storie che mi portano dentro ad infiniti mondi, vivendo esperienze come in prima persona. Insomma i film emozionano, insegnano, confortano, incoraggiano, divertono, sono una potenza reale e concreta, per me non sono un passatempo ma un vero stile di vita.

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