Rogue One: A Star Wars Story, la recensione di uno spinoff da urlo

L’assenza delle note di John Williams in apertura e i combattimenti con le spade laser non pervenuti potrebbero scoraggiare i fan più affezionati di Star Wars dal seguire la nuova avventura di Rogue One: A Star Wars Story diretta da Gareth Edwards, al cinema dal 15 Dicembre. Ma vi consigliamo di andare oltre e avere fiducia in questo spinoff, che, pur cambiando la forma e il contenuto, mantiene l’anima della celebre saga di fantascienza di George Lucas, con una storia ambientata prima degli eventi di Star Wars Episodio IV: Una Nuova Speranza.

Felicity Jones è Jyn Erso, figlia di Galen Erso, un ribelle costretto ad abbandonare la sua famiglia e a lavorare per l’Impero. Dopo essere cresciuta nei primi anni al fianco di Saw Gerrera, un combattente interpretato da Forest Whitaker, l’eroina determinata ed indipendente si unisce ad un gruppo di ribelli per sottrarre i piani della Morte Nera, finalizzati a costruire una potente arma di distruzione di massa.

Felicity Jones e Diego Luna in Rogue One

Riferimenti alla trilogia classica ma un cuore tutto nuovo

Il paesaggio suggestivo delle prime scene sembra richiamare le atmosfere di Prometheus, il film di Ridley Scott, tra alte montagne rocciose e distese pianure verdi e desolate, ma i riferimenti alla trilogia originale di Star Wars non si fanno attendere. E’ immediato il richiamo a Luke e i suoi amati zii, quando assistiamo alla separazione della piccola Jyn dai suoi genitori, in seguito alla ferocia dell’Impero. E quando conosciamo Cassian (Diego Luca) e l’androide K-2SO con i loro continui battibecchi è impossibile non pensare al legame di Han Solo e ChewbeccaRogue One: A Star Wars Story trova una sua identità forte e convincente, nonostante sia nato sotto la stella della galassia lontana lontana che abbiamo imparato ad amare nel corso degli anni.

E’ un film di intrattenimento, ricco di azione ed effetti speciali che lasciano a bocca aperta, ma ha anche un cuore pulsante che permette ai vari personaggi di emozionare il pubblico con il loro coraggio e la loro fede incrollabile nella ribellione. Rogue One: A Star Wars Story sembra la prima volta che l’universo di Star Wars si renda conto realmente di cosa sia la ribellione nel suo senso più profondo. La motivazione e il motore che fa crescere nei ribelli la voglia di cambiare le cose e di non arrendersi all’Impero.

Il potere della ribellione

Infatti, se nella prima parte del film la sceneggiatura si impegna a presentare i vari protagonisti di questa avventura spaziale, la seconda parte sembra un film di guerra in versione sci-fi. Jyn Erso come Leonida alla guida di pochi valorosi impavidi che usano una piccola astronave come cavallo di Troia per sferrare il colpo decisivo ad una forza grandiosa e potente come la Morte Nera. L’essenza del sacrificio guida questa storia spettacolare che procede con un ritmo dinamico, mentre l’umorismo allenta la tensione qua e là, rendendo la visione piacevole e fluida. Meno parole e più fatti rispetto alla classica struttura di Star Wars e la scelta di un’eroina femminile al centro di tutto si conferma un esperimento riuscito, sulla scia dell’ultimo Star Wars: Il Risveglio della Forza.

Non mancano le varie creature aliene, ostili e non, i messaggi recapitati mediante gli ologrammi, e alcuni camei interessanti e sorprendenti, che ovviamente non vi sveliamo. Rogue One: A Star Wars Story potrebbe esercitare un effetto nostalgia sugli appassionati della saga originale, poichè mancano molti dettagli che hanno reso grande ed indimenticabile il franchise, ma bisogna accettare questo spinoff come tale, ovvero come un cugino lontano di Star Wars, ambientato nello stesso universo in epoca diversa, ma con una sua dignità e forza.