Leggero. Candido ed impalpabile come un fiocco di neve. E’ così che si presenta il piccolo gioiello Snowflake, un concentrato di amore disilluso e sogni spezzati che invita a riflettere. Lui è Francesco Roder, classe 1983, una laurea a Udine e un diploma alla Scuola di Cinema di Roma. E’ una delle sue prime esperienze dietro la telecamera in qualità di regista: non c’è bisogno di sottolineare che è andata alla grande. Ha lavorato di sua tasca e sudore, e il risultato si fa apprezzare in pieno, soprattutto alla luce degli ultimi rivolgimenti che hanno riguardato gli States e le politiche sui matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Dall’esordio in medias res ai flashback ben piazzati, l’intreccio si dipana tra le fila di due sguardi che parlano da sé. Claire e Aurore non sono soltanto due donne; sono due donne che si sono aggrappate l’una all’altra, quasi fossero ciascuna un pilastro soldo e confortante. Pertanto, accettare che uno di essi si sta lentamente frantumando sotto i propri occhi risulta quasi impossibile. Un cast esiguo ma eccezionale, che comprende Ele Keats (Claire) e Tracy Middendorf (Aurore), le due vere e proprie colonne portanti del cortometraggio. Due star celebri anche e soprattutto per i loro ultimi progetti (Ele Keats è al cinema con il terzo capitolo dell’horror Insidious, la Middendorf è alle prese con il reboot della serie cinematografica cult Scream in onda sul canale MTV), che dimostrano un affiatamento e una complicità assolutamente perfetti pur non avendo mai lavorato insieme prima d’ora. Un’interpretazione sincera e toccante da parte di entrambe, dal tragico inizio al finale che vuole essere sorprendente, ma che in realtà non può fare a meno di lasciare un po’ d’amaro in bocca. Grazie ad una regia e fotografia impeccabili, le musiche particolarmente adatte e i supporting actors – quali Sara Lavner, Dayvin Turchiano e l’italiano Lorenzo Balducci – Snowflake si configura certamente come uno dei piccoli capolavori indipendenti più in vista degli ultimi anni. Non stupisce dunque la sfilza di premi e nomination, tra cui spiccano certamente quelli al Los Angeles Independent Film Festival e al nostrano Maremetraggio appena conclusosi. Un prodotto intenso e leggero come una piuma, che sarebbe interessante riscoprire in forma estesa, e magari anche sul grande schermo. Non resta che augurarcelo.
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