Venezia 74: Suburbicon, la recensione del nuovo film di George Clooney

George Clooney ha recuperato una vecchia sceneggiatura dei fratelli Coen per realizzare il suo nuovo film, Suburbicon, presentato in anteprima alla 74° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e atteso nelle sale italiane il 14 Dicembre distribuito da 01 Distribution.

In una tranquilla cittadina americana degli anni ’50 che ricorda l’inquietante “gabbia emotiva” in cui viveva Nicole Kidman nel film La Donna Perfetta, Gardner Lodge (Matt Damon) abita con il figlio Nick, la moglie Rose e la cognata Maggie. Le strade brillano, i giardini all’inglese sono perfetti da ogni angolazione e i vicini di casa sembrano estremamente cordiali tra di loro, almeno fino a quando una famiglia di colore si trasferisce da quelle parti e due malviventi fanno irruzione a casa Lodge, innescando una serie di spiacevoli eventi che cambiano la vita dei protagonisti per sempre. “Welcome to Suburbicon” suona sinistro ed inquietante come “Welcome to Twin Peaks”, tra ricatti, segreti, tradimenti e amare confessioni che precipitano velocemente dando un ritmo frenetico al film.

Matt Damon e Juliette Moore in Suburbicon

Inconfondibile tocco dei fratelli Coen

Clooney conferma ancora una volta il suo talento dietro la macchina da presa, anche grazie ad un cast di serie A come Matt Damon, finalmente in un ruolo ambiguo e folle, diverso dal solito, e una Julianne Moore a suo agio con una impegnativa dualità. Fin dalla prima scena si percepisce la penna dei Coen con una storia drammatica e violenta raccontata con umorismo, che si arrende più volte ad una dimensione grottesca che suscita nello spettatore divertimento ed inquietudine.

Il regista utilizza il perbenismo dell’America anni ’50 e il razzismo che si respirava per le strade in quel momento storico, per mostrare al mondo che in fondo i problemi di ieri sono i problemi di oggi. “Nella nostra storia cadiamo spesso negli stessi errori, e questa storia ci ha consentito di eplorare le stesse problematiche che non sono mai fuori moda malauguratamente” ha dichiarato Clooney in conferenza stampa a Venezia. Infatti Suburbicon, come altri film precedentemente diretti da George Clooney, si arrende ad una critica politica e sociale, utilizzando come strumento principale la satira, di cui i fratelli Coen hanno piena padronanza.

Noir ironico ed inquietante

Tuttavia Suburbicon, pur convincendo per gli ottimi personaggi e una regia attenta, non offre qualcosa di veramente originale. Viene naturale paragonare il film alla serie tv Fargo, o alle atmosfere di molte storie nate dalla mente dei fratelli Coen. Una malvagità sotto mentite spoglie, sangue e azioni scioccanti presentate sotto la lente di una risata amara. “Quando abbiamo scritto questa storia Trump aveva cominciato a parlare dei muri e emarginazione e questo film si contrappone a queste idee” ha aggiunto Clooney, continuando “Il mio paese in questo momento è arrabbiato al massimo; c’è una nube nera che sembra coprire tutto, ma io sono ottimista e credo nella gioventù, nelle istituzioni“. Una follia giustificata che diventa tradizionale, e un sottile confine tra bene e male difficile da definire. Clooney realizza un noir coinvolgente che procede gradualmente verso il finale, affidato a Matt Damon per un dialogo assolutamente impeccabile, pungente e vibrante.