Festival di Venezia
The Ides of March, la recensione

Il segreto di ogni vincente campagna elettorale è la comunicazione. Come viene veicolata l’immagine del candidato e i contenuti del suo programma. Ma è importante il come se il candidato è quello giusto? Tratto dalla piece teatrale di Beau Willimon (autore anche della sceneggiatura assieme al regista George Clooney, e a Grant Helsov) Farragut North, The Ides of March, che inaugura il concorso della 68ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, racconta degli inganni in cui si ritrova coinvolto un promettente ufficio stampa (Ryan Gosling), lavorando per Mike Morris (George Clooney) candidato alle primarie del Partito Democratico per la Presidenza degli Stati Uniti.
Si tratta del quarto film da regista di Clooney, e dopo In amore niente regole del 2008, segna il ritorno a un soggetto di ambientazione politica. Un dramma che ruota attorno alle debolezza del protagonista, mostrando un mondo fatto di manipolazioni e inganni, dove fiducia e integrità, i valori che portano il personaggio di Gosling a sposare la campagna di Morris, perdono significato.
“Non sono cattolico, non sono ateo, non sono musulmano. La mia religione è quello in cui credo. Io credo nella Costituzione degli Stati Uniti d’America”. Le parole del discorso di Morris, incipit del film, pronunciato da Gosling in una prova microfono, con convinzione, suonano immediatamente ingannevoli quando scopriamo la platea vuota. La corruzione che racconta Clooney non è tanto nel sistema, ma intimamente radicata nel protagonista la cui vanità lo trasformerà completamente.
Un film compatto, nonostante qualche debolezza di sceneggiatura, la cui solidità si regge sul cast, perfettamente bilanciato nelle figure di contrappunto di Philip Seymour Hoffman e Paul Giamatti, gli uffici stampa dei rispettivi candidati, e anche in quelle di contorno di Marisa Tomei, giornalista del Time, ed Ellen Rachel Wood, stagista del comitato elettorale e in cui Gosling, incarnazione quanto mai perfetta in questo momento della “giovane promessa”, si dimostra il cardine perfetto.
Cinema
The Rossellinis | video intervista ad Alessandro Rossellini sul documentario che racconta la sua famiglia

Alla Settimana Internazionale della Critica, durante la 77esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, è stato presentato The Rossellinis, documentario diretto dal primo nipote del regista di Roma città aperta. Alessandro, al suo esordio con un lungometraggio cinematografico dopo una lunga carriera come fotografo, torna al Lido dopo aver presentato il cortometraggio Viva Ingrid! nel 2015. The Rossellinis è un ritratto ironico, allo stesso tempo affettuoso e sardonico, di una delle famiglie più chiacchierate del cinema. Internazionale e numerosissima.
The Rossellinis | intervista ad Alessandro Rossellini
La famiglia che scandalizzò la società degli anni Cinquanta, nel documentario di Alessandro, viene mostrata per la prima volta “dall’interno”, rappresentata su schermo ribaltando l’immaginario che i rotocalchi ne hanno fatto negli anni. Il regista cerca quindi di andare oltre quel “circo mediatico” nato intorno alla figura di nonno Roberto e alla sua famiglia, ma anche oltre il mito inscalfibile del maestro venerato dagli appassionati di cinema.
Nella nostra intervista, Alessandro Rossellini ci racconta della “rossellinite”, ovvero di quella sindrome di cui sono stati “affetti” per anni lui e gli altri componenti della famiglia, e del lavoro, lungo anni, fatto sul film.
Cinema
Venezia 77 | Pietro Castellitto presenta I Predatori: “Senza Nietzsche forse non avrei fatto il regista”

“Mio padre ad un certo punto si era messo in testa di voler recitare la parte del padre del mio personaggio nel film. Allora io l’ho preso in disparte e gli ho detto: ma tu ci tieni al mio futuro o no?”. Così Pietro Castellitto, figlio di Sergio, presenta in conferenza stampa il suo esordio alla regia. I Predatori è in concorso Orizzonti durante la 77esima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Un film pregno di cattiveria, cinismo e coraggio di andare sopra le righe, mettendo in scena dei personaggi appartenenti a due famiglie solo superficialmente differenti per estrazione sociale e comportamenti, ma accomunate dalla stessa ferocia e disperazione. Nel cast del film figurano Massimo Popolizio, Manuela Mandracchia, Pietro Castellitto, Giorgio Montanini, Dario Cassini, Anita Caprioli e Marzia Ubaldi.

Venezia 77 | I Predatori di Pietro Castellitto
Pietro Contento Castellitto, nato nel 1991, ha debuttato nel cinema a tredici anni in una piccola parte nel film Non ti muovere (2004), diretto dal padre. Dopo altri piccoli ruoli da attore, Pietro ha abbandonato per diversi anni la recitazione per dedicarsi alla carriera universitaria, laureandosi in filosofia. Da qui anche la centralità della figura di Nietzsche nel suo film (“se non ci fosse stato Nietzsche probabilmente non avrei fatto il regista”).

“Agli inizi sentivo di andare incontro ad una ferocia immotivata, ad un pregiudizio su di un attore che ancora non aveva dimostrato nulla. Mi convinsi allora che non ero in grado di fare quel mestiere. Spesso va così, si reagisce alle ingiustizie convincendosi di meritarsele”, ha spiegato Pietro Castellitto. Adesso il giovane interprete e regista è pronto per tornare come attore in produzioni importanti come Freaks Out di Gabriele Mainetti e nella serie su Francesco Totti in cui interpreterà il leggendario capitano della Roma.
Un film antiborghese
Ma anche l’esordio da regista non è stato facile. “Ho scritto la sceneggiatura de I Predatori quando avevo 22 anni. Ma all’epoca non avevo credibilità lavorativa. Scrivevo cose e le facevo leggere a gente che prima mi faceva i complimenti e poi scompariva, non richiamandomi mai. Domenico Procacci è stato il primo ad avermi dato fiducia. Quando sono entrato nei loro uffici mi sono detto: ecco, si stanno sbagliando, questi mi fanno fare un film per davvero”.

Un film che alcuni potrebbero giudicare “antifascista”, ma che, come spiega il suo stesso autore, è in realtà un film antiborghese: “Un film antifascista avrebbe avuto senso sono durante il Ventennio. Ma allora non te lo facevano fare. I fascisti del mio film sono colorati e sfarzosi, come quegli animali dai pigmenti colorati che fanno finta di avere in corpo un veleno letale che in realtà è esaurito da tempo”.
Manomettere il mondo
Ne I Predatori torna centrale il tema delle classi sociali, dimostrando la differenza tra un classe (quella del proletariato) “che ha bisogno delle armi per essere dei predatori” e quella opposta (la borghesia), che ha invece strumenti molto più raffinati e funzionali a propria disposizione dei fucili e delle pistole. “Quasi tutte le opere scritte dai giovani nascono da un disagio o da un sentimento da voler comunicare. Non dalla volontà di imporre un messaggio. Federico è l’unico personaggio un po’ autobiografico e per questo lo interpreto io nel film. Come me appare impacciato anche quando è sicuro di sé. Ha la voglia di reinventare la modernità, di manomettere il mondo”.
Cinema
Guida romantica a posti perduti | la nostra intervista con il cast e la regista del film

Giorgia Farina, a cinque anni dalla black comedy Ho Ucciso Napoleone, torna dietro la macchina da presa per Guida Romantica a Posti Perduti, road movie quieto e malinconica con protagonisti due personaggi “sbagliati”, interpretati da Jasmine Trinca e Clive Owen, che perseverano nei propri errori ma cercano allo stesso tempo di dare al mondo, attraverso la tv o il web, un’immagine di sé che non corrisponde alla realtà.
Il film, presentato alle Giornate degli Autori di Venezia 77 (e al cinema dal 24 settembre), segna il passaggio per la regista Giorgia Farina dalla commedia pura ad un cinema dai tempi più dilatati e dai ritmi meno concitati. Abbiamo chiesto a lei e a due degli interpreti principali, Andrea Carpenzano e Irène Jacob, quali nuove sfide ha posto la realizzazione di questo atipico film “on the road”.
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