Eddie Vedder introduce e chiude l’album con due pezzi suonati originariamente dai Pearl Jam, ma riadattati per l’occasione (Can’t keep e Dream a little dream) , ed è tra essi che ricama la sua peculiare idea melodica. In Without you aggiunge un mandolino per affiancare delicatamente il suo ukulele, mentre per Longing to Belong affida lo stesso compito a degli archi. Particolarmente degni di riverenza ed attenzione sono anche Sleepless Night e Tonight you belong me, nelle quali duetta con Glen Hansard prima e Cat Power poi. La formula proposta rimane però comunemente invariata per tutto l’album, che risulta essere certamente introspettivo ed intimista ma che manca forse di quella particolare verve che aveva decisamente contraddistinto “le terre selvagge” del suo precedente lavoro. Il frontman dei Pearl Jam dimostra però inevitabilmente il suo estro artistico e Ukulele songs merita quanto meno di essere ascoltato per il particolare e continuo utilizzo di questo strumento hawaiano a quattro corde,che probabilmente o vi affascinerà o vi annoierà terribilmente, escludendo le vie di mezzo.