Si avvicendano così sulla scena, composta da tre porte murate e da un recinto di reti metalliche, la storia di Lynndie England, ventenne soldatessa americana, condannata per le torture a sfondo sessuale nel carcere di Abu Ghraib e tristemente nota per la foto che la ritrae con il pollice alzato dietro al cumulo di prigionieri iracheni ammassati uno sull’altro; quella di David Kelly, il microbiologo trovato morto in circostanze sospette, che ha contribuito a scrivere il dossier, poi rivelatosi falso, sul presunto possesso di armi non convenzionali da parte dell’Iraq; infine la storia una madre irachena, moglie del capo del Partito Comunista, che dopo aver visto torturare e uccidere i propri figli dal regime di Saddam, viene a sua volta uccisa dalle bombe dell’invasione americana. Proprio lei è “l’Angelo che vola sopra Bagdad”. Attraverso un linguaggio secco e quotidiano, che esalta la forza della parola, viene proposto uno spettacolo straziante, il cui nucleo sembra strappato direttamente dal cuore dell’Iraq.
“Lo spettacolo è un’occasione per riflettere sugli effetti devastanti del potere, con la consapevolezza che all’interno di una dittatura la distorsione della verità è costante, ed è impossibile attribuire con esattezza i ruoli di vittime o carnefici – spiega il regista Marco Carniti – Ho voluto leggere i tre personaggi come tre condannati a morte dalla storia, inserendoli all’interno di una prigione ipotetica che rimanda alla vera Guantanamo. Così il pubblico vive confessioni che si possono ascoltare nel parlatorio di una prigione. Una prigione che allo stesso tempo rappresenta un’assemblea di fronte alla quale è possibile crearsi una nuova opinione, in un mondo che sembra completamente narcotizzato”.
Per prenotazioni e contatti potete chiamare il botteghino del teatro allo 06 684000311.