Venezia 69: Gli Equilibristi, recensione

Il regista Ivano De Matteo presenta a Venezia 69 il suo nuovo film Gli Equilibristi, un film drammatico che pone l’accento sulla condizione difficile di un uomo comune, inghiottito da una vita in bilico che procede da un giorno all’altro verso lo sgretolamento totale di una famiglia. Giulio ( Valerio Mastrandrea) è un uomo normale, un dipendente comunale con un posto fisso, un marito e padre di famiglia, che ama i suoi figli ma non riesce a portare avanti il rapporto con la moglie ( Barbora Bobulova), per un errore del passato che lei non dimentica. Tradita e delusa, la donna non riesce a buttarsi alle spalle il passato e decide che la soluzione migliore per andare avanti è la separazione. Di conseguenza Giulio si ritrova improvvisamente in mezzo alla strada, combattendo con i suoi sentimenti e con la condizione economica in bilico per cui anche la sicurezza di uno stipendio fisso sembra non bastare più.

Prodotto da Babe Film e Rodeo Drive, questo film risulta estremamente attuale vista la crisi economica che ha invaso negli ultimi anni l’Italia e gran parte dell’Europa, ma De Matteo non si limita ad affrontare il problema superficialmente o attraverso i soliti luoghi comuni che circondano tale problema, ma racconta una una storia reale in cui il protagonista può essere un uomo qualunque che ogni giorno deve pensare a come mantenere la sua famiglia senza far mancare nulla ai figli e alla moglie che si aspettano molto da lui. Quando il matrimonio finisce, le spese e le responsabilità si fanno talmente pressanti che Giulio si sente soffocare e si ritrova povero, senza un tetto, e solo. I 1200 euro al mese finiscono velocemente e nemmeno un secondo e un terzo lavoro migliorano la sua condizione. Giulio si trasforma giorno dopo giorno in un uomo stanco e impotente davanti alla sua ruota della fortuna che sembra essersi incastrata e non riesce ad andare avanti. La moglie e i figli non sanno della sua condizione disperata e si risentono del suo atteggiamento scostante e freddo degli ultimi tempi. Giulio è un vero equilibrista che deve tenere in bilico non solo la sua famiglia, ma il suo Io e dal momento in cui egli non riesce più a sentirsi il punto di riferimento per la moglie e i figli, la sua personalità comincia a sgretolarsi fino ad assaggiare la povertà reale e tagliente.

Molto convincente ed emozionante l’interpretazione di Mastrandrea, che riesce a a calarsi perfettamente nel ruolo tanto da alternare magistralmente due personalità diverse tra la prima e la seconda parte del film. Alcune scelte registiche di spessore arricchiscono alcune scene apparentemente ordinarie e De Matteo gioca con la macchina da presa posizionandola in luoghi insoliti come l’interno di un cassonetto della mondezza e regala dinamicità ad una storia drammatica e riflessiva. Il matrimonio tra la colonna sonora e le immagini ricorda il cinema di Ozpetek, anche per una certa dimensione in bilico tra la poetica e il realismo. Un film emozionante che tocca con invadenza alcune corde profonde, anche se la durata poteva essere sicuramente più concisa.

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