Vromen racconta la storia di questo sicario spregiudicato, ispirandosi alla biografia di quest’ultimo e al romanzo “The Iceman: The True Story of a cold-blooded Killer” di Anthony Bruno e il suo protagonista, interpretato magistralmente da Michael Shannon ( Take Shelter) è un uomo con un’anima corrotta e divisa in due, con una personalità dissociata-associata che lo consuma giorno dopo giorno, offuscando il suo giudizio e i suoi sentimenti. Da una parte c’è il killer senza cuore che esegue senza rimorsi su commissione, mentre dall’altra c’è il marito e il padre di una famiglia felice e affettuosa che vede in lui un saldo punto di riferimento e non immagina nemmeno per un attimo la sua natura buia e feroce. Kuklinski vive un conflitto interiore costante, dividendo in compartimenti stagni la sua identità, tra l’assenza e la pienezza dei sentimenti nello stesso
Il regista riesce a domandare agli spettatori come sia possibile che un essere umano vivi una situazione interiore così intensa e duale, che ricorda l’indole del protagonista della serie televisiva Dexter della Showtime. Il rischio di realizzare film su una storia vera di un uomo così, sta nella possibile celebrazione piuttosto che della condanna delle sue esperienze ed azioni, ma The Iceman rimane un buon gangster movie, in cui anche se la trama risulta già vista, la forza di Shannon come protagonista e il fascino morboso di un’identità così ambigua e violenta lo rendono coinvolgente. La regia è dinamica e mantiene un ritmo dinamico e costante dall’inizio alla fine, con la predominanza di colori freddi e paesaggi metallici che rispecchiano il protagonista e il suo vuoto di tutto, la sua freddezza e finta pacatezza.
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