29° TFF – Sion Sono: recensione di Kimyona Sakasu – Strange Circus

 

 

Quest’ anno la sezione monografica del Torino Film Festival “Rapporto Confidenziale” è dedicata al regista giapponese Sion Sono con la proiezione di ben 18 film. Tra questi “”Kimyona Sakasu/Strange Circus“, un grottesco ritratto di famiglia con tre personaggi principali che si incontrano e scontrano attraverso storie parallele ricche di incubi, odio e amore.

Un padre violento e privo di qualsiasi etica morale molesta la figlia appena dodicenne Mitsuko e costringe quest’ultima e la moglie Sayuri a pratiche perverse e violente, conducendo un’esistenza buia, sanguinaria e disturbante. Le due donne vengono risucchiate in una dimensione surreale e senza via di uscita, i loro ruoli si interscambiano in continuazione e la storia gioca in bilico tra la realtà e sogno/incubo. Quasi in una storia parallela c’è una scrittrice sulla sedia a rotelle con un assistente androgino che la asseconda e si professa suo fan. Scrive libri sulla storia di Mitsuko e di sua madre, ma il suo ruolo risulta ambiguo e difficile da ridurre dentro uno schema regolare di personaggio. Sion Sono si distingue nel panorama cinematografico mondiale come regista visionario che mischia nei suoi film politica e horror, psicoanalisi e Grand Guinol, serial killer e dark ladies e anche in questo film tutti questi ingredienti risultano presenti ed essenziali. Una trama interessante e coinvolgente si snoda su diversi piani temporali e in diverse dimensioni, che il pubblico vuole capire e districare aggiungendo un tassello in più al quadro totale grazie ad ogni dialogo, inquadratura e sguardo. Scavando nel torbido dell’essere umano, Sono ritrae personaggi negativi, complessi, antieroi, abbandonando completamente l’innocenza che non appartiene a nessuno. Le inquadrature più classiche e regolari si alternano a scene di impatto, dove il colore rosso trionfa e crea delle immagini che sembrano portare la pittura all’interno di un film.

Il titolo Strange Circus descrive perfettamente l’intento dell’eccentrico regista di raccontare la vita della famiglia Taeko come un circo macabro e spettrale, in cui il grottesco e l’orrore conducono lo spettacolo e il lieto fine non è assolutamente contemplato, poichè il peccato, la violenza e il sangue inghiottono tutto e tutti con un ritmo sfrenato e implacabile. Senza mezzi termini, “Strange Circus” è un film visionario, d’impatto e crudo, non adatto ai deboli di stomaco, ma regala uno stile visivo perfezionista e professionale, ricordando Tarantino, il primo Kubrick e le atmosfere inquietanti di Lars Von Trier.