Cannes 2012: De rouille et d’os (Rust and bone), recensione

Il nuovo film di Jacques Audriard, presentato nella Compétition del 65esimo Festival di Cannes sembra voler giocare la carta facile del racconto di un dramma particolare. In effetti Marion Cotillard, ormai icona cinematografica internazionale, mutilata delle gambe, è un immagine di una certa forza. Ma la scelta, non viene fatta in direzione di un pietismo facile. L’intuizione diventa funzionale al racconto, ma in realtà, non necessaria. E possiamo aggiungere che il personaggio della Cotillard in realtà è più un coprotagonista, perché il film ruota inizialmente attorno ad Ali (Matthias Schoenaerts), giovane e rozzo pugile che per far campare se e suo figlio lavora come buttafuori guardia notturna. Una notte incontra in discoteca Stephanie, affascinante addestratrice di orche dell’acquapark della città.

Tra i due non succede nulla, fino a quando Ali riceve una telefonata da lei. Stephanie a appena perso le gambe in un incidente nella vasca delle orche. I due cominciano a vedersi, e iniziano un rapporto di mutuo sostegno, privo di patetismi e moralismi, schietto e disinteressato. Lentamente si crea tra loro un delicato ma forte legame di necessità reciproca. Una vita di miseria e di violenza quella di Ali, che trova nella box e negli incontri clandestini un confuso scopo. Soltanto alla fine riuscirà a trovare qualcosa per combattere. Parallelamente vediamo Stephanie alle prese con un corpo nuovo, che non viene minimamente risparmiato alla vista dello spettatore. Un Audriard che non delude anche se perde le redini del racconto nella parte centrale, riprendendosi con un finale sensato.