Cannes 2012: Like someone in love, recensione

Si continua a parlare d’amore in questa edizione del Festival di Cannes. Questa volta a farlo è Abbas Kiarostami, con il suo Like someone in love presentato nella sezione Competition. E dopo l’Italia del suo Copia conforme, il regista iraniano sceglie il Giappone come sfondo del suo cinema, per raccontare l’incontro di due solitudini, quella di una giovane studentessa escort e di un anziano professore. Lunghe digressioni sulla propria condizione, interminabili peregrinazioni automobilistiche, ritornano in un contesto culturale profondamente differente ma in qualche modo affine alla poetica dell’autore.

Ambiente e forma sembrano integrarsi con armonia. La solitudine e la dimensione privata dei personaggi emerge con chiarezza, anche attraverso il fuori campo ( le voci delle segreterie telefoniche che ci raccontano i personaggi che ruotano attorno ai protagonisti, diventano quasi comprotagoniste), ma commuove in maniera molto più misurata dei film precedenti. Scelta dell’autore, o questo raffreddamento è dovuto alla distanza culturale, o alla compostezza dall’ambientazione nipponica?