Festival
Ciné – Giornate di Cinema, a Riccione dal 2 al 5 luglio 2019
La nona edizione di Ciné – Giornate di Cinema, la manifestazione estiva dell’industria cinematografica nazionale, promossa e sostenuta da ANICA, in collaborazione con ANEC e ANEM, prodotta ed organizzata da Cineventi per la direzione di Remigio Truocchio, conferma anche quest’anno la sua vocazione festivaliera e oltre a essere un momento di incontro e confronto per il mercato del cinema italiano e per gli addetti ai lavori, si rivolge al grande pubblico con una serie di appuntamenti, anteprime, incontri ed eventi speciali.
Non mancheranno gli ospiti del grande cinema italiano, si comincia martedì 2 luglio con Alessandro Roja, che assieme al regista Alberto Rizzi, in occasione della presentazione delle opere realizzate col contributo della Emilia–Romagna Film Commission, introdurrà Si muore solo da vivi, film prodotto da K+. Mercoledì 3 sarà la volta di Ilenia Pastorelli, e Serena Rossi che con la regista Michela Andreozzi presenteranno Brave Ragazze. In sala con Vision Distribution, questa commedia “bigodini e pistole”- come l’ha definita la regista – ambientata negli anni Ottanta, è ispirata a una storia vera e vede nel cast anche Silvia D’Amico e Ambra Angiolini, assieme a Luca Argentero, Stefania Sandrelli e Max Tortora. Sempre Vision porterà nella cittadina costiera anche Alessandro Siani, pronto a presentare Il giorno più bello del mondo, nelle sale italiane il prossimo 31 ottobre.
Nello stesso giorno per Medusa arriveranno a Riccione Fausto Brizzi, Roberto Lipari e Donato Carrisi. Fausto Brizzi presenterà Se mi vuoi bene, tratto dal suo omonimo bestseller, con Claudio Bisio nei panni di un avvocato pasticcione e depresso che vuole fare del bene alle persone che ama ma finisce col complicargli la vita; Roberto Lipari introdurrà Tuttoapposto, il suo debutto dietro la macchina da presa, storia di uno studente universitario che frequenta un ateneo in cui i docenti vendono gli esami e gli unici a essere assunti sono amici e parenti; mentre Donato Carrisi sarà protagonista, con la Presidente e Direttrice Artistica dell’Accademia Italiana – Premi David di Donatello Piera Detassis, di un incontro aperto al pubblico in cui racconterà il processo d’adattamento dal libro al film de L’uomo del Labirinto, atteso in sala a fine anno. Paolo Calabresi assieme alla regista Laura Chiassone introdurrà Genitori quasi perfetti, commedia per famiglie con protagonista Anna Foglietta, distribuita in sala da Adler Entertainment. Infine con I Wonder Pictures arriveranno a Ciné Alberto Cazzola, Lodovico Guenzi, Alberto Guidetti, Enrico Roberto e Francesco Draicchio, cioè Lo Stato Sociale, per presentare il documentario, sostenuto dall’Emilia-Romagna Film Commission, LA PIAZZA DELLA MIA CITTÀ – LO STATO SOCIALE che ne racconterà gli esordi e il successo.

Brave Ragazze, il film diretto da Michela Andreozzi
Il documentario dedicato alla band bolognese già vincitrice di Sanremo nel 2018, sarà presentato in anteprima da I Wonder Pictures, che porterà a Ciné anche CHI L’HA SCRITTO? IL MISTERO DI HENRI PICK, brillante commedia con Fabrice Luchini e Camille Cottin, grande successo al botteghino francese. Ma non solo, le anteprime si apriranno il 2 luglio con YESTERDAY, divertente commedia diretta da Danny Boyle, presentata da Universal Pictures, che immagina un mondo dove nessuno si ricorda dei Beatles, eccezion fatta per il giovane cantautore Jack che arriverà al successo spacciando per propri i successi della band inglese. Si continua con 01 Distribution che mostrerà la commedia romantica NON SUCCEDE… MA SE SUCCEDE diretta da Jonathan Levine con protagonisti Seth Rogen e Charlize Theron; per Wanted sarà la volta di THE RIDER, il film scelto per la riapertura della stagione cinematografica già premiato a Cannes e dalla National Society of Film Critics 2019, storia di un cowboy che vuole tornare in sella dopo un brutto incidente; mentre Europictures mostrerà in anteprima LA PARTITA, opera prima di Francesco Carnasecchi, a Riccione per presentare il film, con Francesco Pannofino nei panni di un allenatore che su un campo della periferia romana si gioca molto di più del titolo stagionale. E ancora, Videa presenterà l’ultimo film di Thomas Vinterberg, KURSK, interpretato da Colin Firth, Léa Seydoux, Matthias Schoenaerts, che ripercorre la vicenda del sottomarino russo con 23 marinai a bordo affondato nell’agosto del 2000 nelle acque del Mare di Bering.
Non mancheranno, inoltre, una serie di eventi offerti al pubblico riccionese nell’ambito dei progetti di CinéMax e CinéCamp. CinéMax è la sezione di Ciné che si rivolge al grande pubblico con un programma di spettacoli culturali e anteprime aperte alla città, tra cui il tv movie Rai I RAGAZZI DELLO ZECCHINO D’ORO – una coproduzione Rai Fiction-Compagnia Leone Cinematografica, sostenuta dall’Emilia-Romagna Film Commission e prodotta da Francesco e Federico Scardamaglia, per la regia di Ambrogio Lo Giudice – con Matilda De Angelis, Maya Sansa, Antonio Gerardi, Valentina Cervi, Simone Gandolfo. Il tv movie, ambientato nella Bologna degli anni ’60, racconta la storia di Mimmo, 9 anni, bimbo vivace e poco incline allo studio ma con un talento per la musica. Un provino lo porterà a fare parte di un coro, destinato a entrare nella storia e diventare il Piccolo Coro dell’Antoniano. CinéCamp è il programma di eventi dedicato agli under 16 realizzato in collaborazione con il Festival di Giffoni, e tra proiezioni, giochi e attività, i ragazzi avranno l’occasione di incontrare, martedì 2 luglio, Serena Rossi. La poliedrica attrice, molto amata dai più piccoli per aver prestato la voce a Anna, la vivace sorella minore della principessa Elsa del film Frozen, sarà a Riccione con Vision Distribution per presentare il suo nuovo film da protagonista: Brave Ragazze di Michela Andreozzi.
Per quanto riguarda il cuore pulsante della manifestazione, le convention delle distribuzioni che presenteranno in anteprima i titoli della prossima stagione, si comincerà martedì 2 Luglio con Warner Bros. seguita da I Wonder Pictures. Per proseguire mercoledì 3 al mattino con 01 Distribution, Koch Media e Vision Distribution e al pomeriggio con Valmyn, Distribuzione Indipendente, Medusa, Notorious e Bim. Giovedì 4 Luglio sarà invece il turno di The Walt Disney Company Italia – 20th Century Fox, Eagle Pictures, Adler, Altre Storie, Fiori di Sambuco, Movie Inspired, Rai Com, Europictures, M2, Videa, Lucky Red e, per concludere, Universal Pictures.
Un programma che si preannuncia molto intenso, cui si alterneranno convegni per l’aggiornamento professionale, come quello promosso dalle associazioni di categoria a cura di Box Office, focus di categoria, come quello promosso dalla Regione Emilia-Romagna sull’esercizio cinematografico, ma anche le presentazioni delle nuove tecnologie, come quelle proposte da Cinemeccanica, per l’ottavo anno Technical Partner di Ciné. In più, durante i quattro giorni di kermesse a Riccione le dirette radiofoniche di RAI Radio2, che in occasione della manifestazione trasferirà in riva al mare due dei programmi di punta della rete: il buongiorno sarà assicurato da Caterpillar AM, tutte le mattine – da lunedì 1 a venerdì 5 luglio – in diretta dalla spiaggia 80 di Riccione dalle 6 alle 7:30, in conduzione Marco Ardemagni, Filippo Solibello e Cinzia Poli; mercoledì 3 e giovedì 4 luglio, in diretta dalla terrazza del Palazzo dei Congressi dalle 12 alle 13:30 ci sarà Max Cervelli – in collegamento con Giovanni Veronesi da Roma – con il programma Non è un paese per giovani.
Prima di tutto questo l’appuntamento è con Cine@Donna, la manifestazione tutta al femminile, ideata in collaborazione con Giometti Cinema, che quest’anno introdurrà Ciné portando a Riccione, dal 27 al 29 giugno Isabella Ferrari, Dori Ghezzi e Lucia Ocone. Ogni sera un’ospite dialogherà con un giornalista davanti al pubblico della città raccolto nell’Arena di Piazzale Ceccarini, per introdurre la visione di un film e confrontarsi sul rapporto, complesso, grandioso e a volte contraddittorio, tra donne e cinema.
Festival
Berlinale 73: Inside, la recensione | Un incubo a occhi aperti tra quattro mura

La recensione di Inside – Foto: Newscinema.it
Presentato al 73° Festival di Berlino, Inside conta 105’ di durata e fa parte della sezione Panorama.
Regia e soggetto sono a cura di Vasilis Katsoupis mentre la sceneggiatura di Inside è firmata da Ben Hopkins. Il protagonista assoluto di questo thriller dalle sfumature comedy-drama è Willem Dafoe e verrà distribuito nelle sale statunitensi il 10 marzo 2023, attendiamo la conferma italiana.
La trama di Inside
Il ladro d’arte Nemo rimane intrappolato in un attico a Times Square durante un furto che finisce male. Con il passare dei giorni il suo stato mentale comincia a peggiorare e dovendo combattere con la fame e la sete, dovrà escogitare un piano per trovare una via di fuga, per restare lucido e per adattarsi alle disagianti condizioni, ormai inevitabili.
Il one man show di Willem Dafoe
Ci sono film che abbracciano il proprio protagonista cucendogli addosso un ruolo perfetto e imbastendo intorno a lui un ambiente congeniale che punta al risultato sperato. Mai come in questo caso la definizione può essere più appropriata, questo film è Willem Dafoe.
Un uomo imprigionato senza via di fuga che dopo averle provate tutte inizia a testare i propri limiti, finendo per immaginare soluzioni e fantasticare tra folli visioni. Il ladro lo sappiamo, è una figura negativa che solitamente dovremmo identificare come antagonista ma che qui trova un risvolto opposto.
Nemo è un uomo che non avverti mai come ostile, ti trovi ad empatizzare totalmente con lui e quasi ti dimentichi che si meriti di essere imprigionato lì e magari anche scoperto, in quanto giunto in quella situazione per qualcosa che sostanzialmente non andava fatto.

Willem Dafoe in Inside – Foto: Berlinale 73
Un incubo a occhi aperti tra quattro mura
Freddo glaciale o caldo torrido, mancanza di una fonte d’acqua, istinto di sopravvivenza e di adattamento, di certo quello che a prima vista pare essere un attico pieno di comfort, diventa in un attimo un ambiente avverso dove la tecnologia, da cui ormai dipendiamo, da utile si fa nemica.
Questa interessantissima opera filmica è capace di diversificare la propria direzione, partendo da qualcosa di inizialmente molto concreto e arrivando a compiere un viaggio più concettuale. Già capace di affascinare al suo primo lungometraggio dunque, il regista greco pare avere le idee ben chiare sulla direzione verso cui portare il proprio cinema.
Un po’ come il connazionale Yorgos Lanthimos, percorre una strada che parte dal realismo e finisce nella criptica isola del sottotesto ermetico, quello in cui è necessario un lavoro mentale da parte dello spettatore per essere elaborato al meglio.
Inno all’arte
L’arte e la sua realizzazione, l’inventiva, la ricerca di soluzioni che stimolano la creatività sfociando in qualcosa di ricercato, di contemporaneo, di artisticamente riflessivo. Muffa, sudore, rabbia, rassegnazione, tanti sono gli elementi simbolici o le sensazioni percepite, che portano ad un unica domanda: fin dove si può spingere un uomo?
Un essere umano in trappola, messo a dura prova dalla situazione che involontariamente si trova a vivere, sopraffatto dal proprio istinto, troverà il modo di far pace con sé stesso e con l’ambiente circostante in un equilibrio quasi spirituale. Molto silenzioso Dafoe gioca con sé stesso, recita per sottrazione, talvolta interagendo soltanto con la mimica facciale, altre con gli oggetti presenti in scena o qua e là parlando un divertente italiano.

Inside film – Foto: Newscinema.it
Non mancano infatti passaggi simpatici, dalla Macarena agli easter egg brillanti disseminati in ogni dove, che grazie ad un ottimo lavoro di montaggio esaltano ancor di più il ritmo e il talento dell’attore, chiamato a reggere sulle proprie spalle l’intero lungometraggio.
In conclusione ci troviamo immersi in un mondo nascosto tra condizioni critiche poco rassicuranti e ostacoli decisamente ingombranti, che pulsa però quasi inconsapevolmente di innata genialità artistica e si fa metafora di quello che Nemo sta pian piano realizzando, come fosse un inception di strutture a matrioska. Un inno all’arte dunque, alle menti creative e al prepotente ma essenziale concetto “Non c’è creazione senza distruzione”.
Festival
Berlinale 73 | Suzume, il nuovo sorprendente film animato dal regista di Your Name

Una scena del film Suzume (fonte: IMDB)
Suzume, il nuovo film d’animazione del regista di Your Name si rivela un’opera avvincente, intrigante e sorprendente, presentata in concorso alla 73esima edizione della Berlinale.
È stato presentato a Berlino il nuovo film d’animazione del regista giapponese Makoto Shinkai, che nel 2016, con Your Name, aveva commosso milioni di spettatori in tutto il mondo, fino a guadagnarsi la stima che si riserva ai nuovi maestri e, in alcuni casi, persino lusinghieri paragoni con Hayao Miyazaki.
Il suo nuovo Suzume è un’opera avvincente, intrigante, sconcertante: un film catastrofico sci-fi spettacolare che si fa saggio sulla natura e la politica, attraversato da elementi comici folli e stravaganti che in alcuni momenti ne deviano la narrazione e ne cambiano drasticamente il tono.

Una scena del film Suzume (fonte: IMDB)
Già in Your Name, il regista aveva inventato un disastro – un enorme impatto meteorico – quasi sicuramente ispirato al terremoto del Tōhoku del 2011. Con Suzume, adesso, fa esplicito riferimento alle scosse e allo tsunami del 3/11 nel prologo del film, quando la protagonista si ritrova in quella che sembra ESSERE una dimensione parallela in cui regna una devastazione surreale, con case ridotte in macerie e barche spettrali incagliate dopo misteriosi naufragi.
Il resto del film si svolge circa un decennio dopo, a partire da Kyushu (purtroppo, isola che è stata colpita da un terremoto di magnitudo 5,6 appena sei settimane prima dell’uscita del film, dando ulteriore rilevanza e attualità al suo messaggio). Una mattina, in sella alla sua bicicletta, Suzume incrocia un bel giovane che cammina nella direzione opposta, e con uno stratagemma visivo preso in prestito dal cinema live action, il tempo rallenta e la regia cattura la scintilla che scatta romantica tra loro.
Lo straniero si chiama Souta Manakata e si presenta a Suzume come un “Closer”, ovvero qualcuno incaricato di chiudere una serie di portali mistici per evitare che gigantesche creatura fuggano attraverso essi e continuino a causare disastri in tutto il Paese (vermi in computer grafica che rivelano la loro pericolosità e la loro alterità anche come corpi estranei rispetto al gentile tratto bidimensionale del film). Souta, però, all’inizio del viaggio si trasforma in una sedia per bambini a tre gambe: un’idea stravagante per un compagno di viaggio che si rivela però sorprendentemente efficace.
Il film, infatti, riesce a rendere Souta molto più espressivo nella sua semplice forma geometrica di sedia rispetto a quando, da ragazzo in carne ed ossa, non può che essere il generico oggetto d’amore della protagonista. E anche in questo rifiuto di un sentimentalismo molto vecchio e abusato sta la modernità del film di Shinkai, che stavolta decide di dare un tocco contemporaneo e giovanile al suo film collaborando nuovamente con la rock band Radwimps, affiancata qui dalla strumentazione del compositore Kazuma Jinnouchi, e incorporando nella narrazione la tecnologia moderna e l’utilizzo dei social network. Lo stesso design del gatto Daijin quasi certamente ricorderà ai fan più giovani quello cattivo dello show Puella Magi Madoka Magica.

Una scena del film Suzume (fonte: IMDB)
Strutturato come un road movie, Suzume invita il pubblico ad un tour del Giappone, sorvolando sui punti di riferimento familiari, come il Monte Fuji, e concentrandosi invece sui luoghi che rappresentano il patrimonio in via di estinzione del Paese del Sol Levante. Ma è la direzione dell’animazione di Kenichi Tsuchiya, che si impone con i suoi dettagli sbalorditivi, che rendono Suzume un oggetto di misteriosa bellezza nei suoi cieli notturni e negli skyline pittorici delle diverse città. La protagonista entra in connessione con il pubblico come un’adolescente in movimento e in subbuglio, comandando il percorso emotivo della narrazione.
“Il peso dei sentimenti delle persone è ciò che soffoca la Terra”, dice Souta nel film: ed è questo il manifesto di Shinkai su come la vita interiore e la topografia giapponese siano strettamente dipendenti l’una dall’altra. E proprio come nel film The Garden of Words, in cui aveva già spiegato la sua tesi emotiva attraverso la poesia Man’yōshū, Suzume è uno sforzo che cerca di restituire la complessità di un mondo interiore con umorismo e pathos, legandolo alle sorti della Terra, del mondo che sta fuori.
Festival
Berlinale 73 | Infinity Pool, Mia Goth: “Non mi sottraggo mai davanti a questo tipo di film”

Conferenza stampa di Infinity Pool alla Berlinale 73 (fonte: NewsCinema.it)
Mia Goth e Alexander Skarsgard hanno rivelato di essersi divertiti molto a realizzare Infinity Pool, il thriller “provocatorio” e “viscerale” del regista canadese Brandon Cronenberg, presentato in anteprima europea alla 73esima Berlinale.
È stato presentato in anteprima europea alla 73esima edizione della Berlinale l’atteso Infinity Pool, nuovo controverso thriller diretto da Brandon Cronenberg. Il regista ne ha parlato insieme ai protagonisti Mia Goth e Alexander Skarsgard in una conferenza stampa con i giornalisti, approfondendo le tematiche del film e affrontando le controversie legate ad esso.

Conferenza stampa di Infinity Pool alla Berlinale 73 (fonte: NewsCinema.it)
L’attrice britannica, oggi famosa specialmente per essere protagonista e co-creatrice della trilogia horror di Ti West cominciata con X – A Sexy Horror Story, ha detto di aver apprezzato molto l’aspetto “provocatorio” del suo personaggio. “Non mi sottraggo mai a questo tipo di materiale e a questo tipo di film”, ha detto ai giornalisti.
“Trovo che all’interno di questo tipo di storie ci siano personaggi davvero impegnativi che mi permettono di esplorare sfaccettature di me stessa che non mi sento molto a mio agio a rivelare al di fuori di un set. Gabi è un personaggio molto vario e dinamico. All’inizio è una donna piuttosto dolce e senza pretese e alla fine del film la vediamo invece completamente selvaggia e scardinata, solo primordiale”, ha spiegato Goth.
Il personaggio di Skarsgard, invece, è uno scrittore in difficoltà, burattino di un gioco perverso e pericoloso. “Si capisce già nel suo primo incontro con Gabi che non gli ci vuole molto per seguirla come un cane affamato”, ha affermato l’attore. “È stato abbastanza divertente giocarci con quanto fosse credulone e quanto fosse facile manipolarlo. Volevo uscire dalla mia testa… buttarmi lì dentro, in questo mondo, e vedere cosa sarebbe successo. È un film così viscerale, in cui succedono tante cose”.
I due personaggi, però, sono uno lo specchio dell’altro, come suggerito da Goth. “Penso che Gabi possa ritrovare molto di se stessa in James. Ed è anche per via di questo riconoscimento che le è così facile rivoltarlo come un calzino. Perché hanno lo stesso background culturale, lo stesso status sociale e, cosa più importante, hanno entrambi una vita di insuccessi e di fallimenti. Hanno modi diversi di affrontare questa condizione, ma da dentro penso siano molto più simili di quanto sembri”, ha spiegato l’attrice.
Berlinale 73 | Brandon Cronenberg:“Un prossimo film tratto da Ballard”
Il film è in parte ispirato, per ammissione dello stesso regista, al romanzo di Super-Cannes di J. G. Ballard, pur non trattandosi di una vera e propria trasposizione fedele o ufficiale. “Adoro Ballard e in passato ho pensato spesso di adattare il suo libro per il cinema, ancora prima di realizzare Infinity Pool.
Quindi sicuramente c’è un po’ di questa influenza nel film. Non è la stessa cosa, ma sicuramente il mood è quello. Siamo attualmente in fase di trattativa con chi detiene i diritti di Super-Cannes per riuscire a realizzare un adattamento cinematografico nel prossimo futuro. Mi piacerebbe molto farlo”, ha annunciato il regista.

Conferenza stampa di Infinity Pool alla Berlinale 73 (fonte: NewsCinema.it)
Di Infinity Pool si è parlato, e si continuerà a parlare, specialmente per le sue scene più esplicite e disturbanti. “Non trovo particolarmente utile avere degli intimacy coordinators (figure che garantiscono il benessere di attori e attrici che partecipano a scene di sesso o ad altre scene intime in un film) sul set”, ha dichiarato Mia Goth.
“E probabilmente questo è dovuto al fatto che ho sempre lavorato con registi fantastici: sensibili, gentili e professionali. Come appunto Brandon Cronenberg. Spesso è meglio girare la scena senza perdere troppo tempo a discutere di cosa si può o non si può fare. È una situazione che crea più imbarazzo che altro. Se c’è fiducia tra gli attori e con il regista, basta quello”.
Cronenberg ha poi scherzato sulle notizie apparse sui giornali relative a degli spettatori, nelle diverse presentazioni del film in giro per il mondo, che hanno abbandonato la sala dopo essersi sentiti male davanti alle scene più disturbanti: “In realtà, poche persone hanno lasciato la sala durante queste proiezioni. Devo dire che siamo un po’ delusi. Forse non abbiamo fatto un buon lavoro. Quando abbiamo mostrato il film ai nostri amici, pochissimi hanno riso davanti all’umorismo molto perverso della storia. E pensavamo di essere spacciati. Invece il pubblico sembra averlo compreso”.
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