Festa del Cinema di Roma: Pan, la recensione del prequel di Peter Pan

Tutti conosciamo la storia di Peter Pan. Chi non ha visto il meraviglioso cartone della Walt Disney del 1953 si è sicuramente scontrato con il cult di Steven Spielberg del 1991 o perlomeno con lo scult di P.J. Hogan del 2003. Due film che, nonostante il discreto successo di pubblico, non resero proprio onore alla storia del bambino che preferisce volare piuttosto che diventare grande. Riportare sul grande schermo per la terza volta le vicende di Peter Pan, Capitan Uncino e Wendy non è sembrata così una buona idea alla Warner Bros che ha deciso di puntare su un esperimento alla Maleficent per dare nuova linfa all’ormai vista e rivista Isola che non c’è. Un obiettivo interessante ma rischioso che ha in Pan un esito perfino inferiore al reboot di P.J. Hogan. Il prequel di Joe Wright parte molto prima della storia creata da J. M. Barrie mostrando il celebre Peter Pan (Levi Miller) nelle inedite vesti di un dodicenne prigioniero di un tetro orfanotrofio. Ma le cose prendono improvvisamente una piega diversa quando una nave di pirati  lo porta nella misteriosa Isola che non c’è, un luogo di magie dove il futuro eroe della storia è però uno dei tanti schiavi del temibile Barbanera (Hugh Jackman). Ci penseranno l’amico e alleato James Uncino (Garrett Hedlund) e la ribelle Giglio Tigrato (Rooney Mara) ad aiutarlo a sconfiggere Barbanera e a scoprire così le sue origini e il suo destino…

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Che Peter Pan sia un eroe difficile da portare sul grande schermo è indubbio. Perfino l’Hook di Steven Spielberg fu aspramente (e forse ingiustamente) criticato a suo tempo. Ma il Pan di Joe Wright, forte di un regista di grande talento, di un cast eccezionale, di un budget di 150 milioni di dollari e di ben 12 anni di distanza dall’ultima versione cinematografica, sarebbe potuto/dovuto essere sicuramente migliore del film che abbiamo visto questa mattina in anteprima alla Festa del Cinema di Roma. Presentato nella sezione Alice nella Città, Pan inizia in un orfanotrofio ricco di dinamiche più vicine al Matilda sei mitica di Danny DeVito che alla grandiosa opera che tutti ci saremmo aspettati da Wright. La sensazione che assale lo spettatore è quella di vedere un film sbagliato per un regista che, avendo sempre dimostrato una certa propensione per i drammi in costume (Orgoglio e pregiudizio, Espiazione, Anna Karenina), non riesce a liberarsi dalle logiche e dai meccanismi del kolossal per ragazzi. Il problema fondamentale di Pan è la sceneggiatura di Jason Fuchs che presenta personaggi abbozzati (James Uncino non presenta nessuna sfumatura del futuro temibile Capitano che tutti conosciamo), battute banali e una trama poco avvincente. Punti di debolezza che costringono Wright a concentrare l’attenzione su intense battaglie navali che, non essendo parte integrante del suo cinema, non funzionano neanche sotto il punto di vista action. Un altra debolezza di Pan è poi l’incoerenza di alcune scelte di fondo. Perché gli abitanti de L’isola che non c’è cantino i Nirvana e i Ramones rimane un mistero come lascia scettici l’idea di inserire una Trilli senza un volto e una voce o affidare alla brava Amanda Seyfried un ruolo di cui è difficile capire il senso. Il risultato finale è così un film caotico, nato col piede sbagliato e sviluppato frettolosamente che rimanda a data da destinarsi una versione cinematografica che renda finalmente onore alla meravigliosa storia di Peter Pan.

La Warner Bros distribuirà Pan in tutti i cinema italiani il prossimo 12 novembre.

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