I Love Hitchcock, Guido Manuli al Future Film Festival

Il Future Film Festival ha regalato ai suoi spettatori un incontro con l’animatore Guido Manuli, regista e sceneggiatore, dagli anni ’60 ad oggi,  di lungometraggi, corti e sigle che sono rimasti nell’immaginario degli italiani. Collaboratore di Bruno Bozzetto, con Maurizio Nichetti coregista e cosceneggiatore del film Volere Volare, per il quale vince il David di Donatello nel 1991, autore di Aida degli alberi, Monster Mash e, per la RAI, di Garibaldi l’eroe dei due mondi, Manuli è anche un sagace autore di corti che sono stati apprezzati nei più prestigiosi festival del settore: Opera, Erection e Incubus sono solo alcuni dei titoli più noti.

imagesTendenzialmente refrattario a partecipare in prima persona a questi eventi, Manuli in questa occasione si è presentato volentieri alla platea del FFF, in un dialogo con Mario Serenellini, portando in omaggio uno show reel che ha ripercorso alcune delle numerose tappe del suo lavoro, una selezione di corti, i trailer di alcuni progetti mai realizzati ed infine, in anteprima, I love Hitchcock, il suo ultimo corto che rende omaggio al grande maestro del cinema. In aggiunta alle sue animazioni, il regista ha portato anche parole di incoraggiamento per i giovani desiderosi di realizzarsi nel settore, esortandoli a sperimentare e ricordando come lui stesso, nel passato, rinunciasse alle vacanze reinvestendo nell’autoproduzione dei suoi corti i guadagni dei lavori pubblicitari, come quello, notissimo, con le zanzare dell’insetticida Raid.

Manuli ha raccontato il suo particolare divertimento nel confrontarsi con i classici del grande schermo, primo tra tutti Walt Disney, con cui si è misurato in Solo un bacio, un dissacrante corto che mescola personaggi reali ed animazione incarnando l’ossessione sessuale di un animatore per Biancaneve, fino alla nemesi vendicativa che lo porta ad essere annientato dai Sette Nani in persona, anzi… in cartone. Lo stesso spirito dissacrante animava Incubus, un altro corto riproposto al pubblico del FFF, che ripercorre con ironica ferocia le peggiori situazioni che un essere umano, in questo caso un grasso piccolo ometto, possa immaginare.

La stessa ironia, ma con uno sguardo più morbido e accondiscendente, sostiene gli esilaranti provini di Casting, un corto del 1997 che mette in scena un’improbabile sequela di aspiranti “attori” animati, alla ricerca dei perfetti interpreti di Biancaneve e i sette nani, un film che evidentemente ha dato corpo diversi sogni del nostro Manuli.

Instancabile, il regista confessa “il mio unico problema è che non posso stare fermo”. E con le nuove tecnologie, aggiunge, si possono sperimentare e realizzare, comodamente seduti a casa nel proprio studio (oggi nel verde della francese Annecy, sede dell’omonimo festival), opere che prima richiedevano l’intervento di numerose e costose figure professionali esterne: tanto che, conclude con autoironia “a volte le mie nuove idee superano le mie capacità tecniche”. Molto curioso di tutti i nuovi mezzi, Manuli ha raccontato come proprio l’affidare all’esterno parte della produzione sia stato per lui in passato fonte d’insoddisfazione, come nel caso di +1 – 1, un corto riproposto al FFF, che pure aveva avuto grande successo di pubblico, per la sua capacità di veicolare il concetto che “la vita è un film, e senza uno solo di noi è un altro film”.

Surreal-IncubusE ancora, è divertente e veritiera la sua posizione, che sappiamo condivisa anche da altri artisti di diversi settori, che la vera realizzazione dell’opera sta nel suo concepimento, nello studio dello script e nel disegno dei personaggi: “e il resto”, cioè tutto il cosiddetto lavoro, “è solo una gran rogna!” In questa ottica, Manuli ha presentato al pubblico del FFF i trailer di alcuni progetti mai realizzati per vari ostacoli umani e burocratici, equamente divisi nei cassetti di Medusa e della RAI. Così gli pare quasi di aver davvero realizzato I love trash, una serie ambientata tra la spazzatura di un vicolo, ed anche Big Ceasar, un lungometraggio che doveva riproporre in chiave ironica un immaginario seguito del classico Little Ceasar, (il gangster movie del 1931 di Mervin LeRoy) tra maiali reincarnati ed animali ogm. Maggiori speranze di realizzazione per Hu Man, progetto per un lungometraggio ambientato in un satellite televisivo, dove i prodotti scartati dall’audience vengono rinchiusi in un frigorifero: forse, dopo la chiusura della Lumiq, sarà prodotto in Canada.

manuli1A degna conclusione della panoramica, quasi una retrospettiva condensata, la proiezione in anteprima di I love Hitchcock. Qui Manuli ripropone la sua ossessione per la rivisitazione dei classici, portando uno scarafaggio animato, spinto dal desiderio di raggiungere la sua fidanzata scarafaggina, ad attraversare con sprezzo del pericolo le scene più famose dei film di Hitchcock, provocando effetti imprevisti fino ad un tragico finale (per il povero insetto), che porta invece alla salvezza di Janet Leigh, che esce viva dalla famosa doccia dell’immancabile Psycho. La bramosia di Manuli per il corpo femminile (umano o meno) e per i grandi del bianco e nero si congiungono così in un nuovo divertente corto, che farà la gioia dei cinefili.