Il Giovane Favoloso, conferenza stampa: “Dare corpo ad un artista indefinito”

Grandi applausi alla Mostra del Cinema di Venezia per Mario Martone e il suo nuovo film Il Giovane Favoloso, che ritrova Elio Germano nei panni del celebre poeta italiano Giacomo Leopardi. Scritto dal regista in collaborazione con Ippolita Di Majo, il film ripercorre la vita affascinante e tormentata dell’artista di Recanati, basandosi sull’infinito materiale letterario che ancora è consultabile e conservato accuratamente. Durante la conferenza stampa il regista, la troupe e i protagonisti del film tra cui Elio Germano, Michele Riondino ed Isabella Ragonese, hanno raccontato la loro esperienza sul set di questo progetto che prova a presentare Leopardi come un uomo libero, riflessivo ma anche ironico e ribelle.

Scrivendo la sceneggiatura all’inizio ci siamo chiesti come affrontare lo straordinario giacimento di carte che ci sono su Leopardi. Si potrebbe romanzare su molte cose che lo riguardano, ma abbiamo preso una decisione estetica ed etica insieme, soffermandoci su tutto quello che derivava dallo studio del materiale di quel tempo e abbiamo lasciato aperte le soglie del mistero che chi legge la sua biografia coglie subito. Abbiamo immaginato delle scene per rendere libero lo spettatore nell’interpretazione della vita di Leopardi” ha dichiarato subito Mario Martone dopo aver raccolto diversi complimenti dalla stampa presente in sala. Interrogato sul messaggio del film ha aggiunto: “Il film di solito inizia quando si accende una specie di luce, poi inizia un lungo percorso di realizzazione. Alla fine è bello arrivare a vedere, a cose fatte, qualcosa che assomiglia a quella luce iniziale. Sentendo la sua voce e conoscendo Leopardi si era accesa quella luce. Il film è un rapporto, come la poesia e ora le cose fatte devono cominciare a vivere”.

g1Elio Germano ha raccontato il suo approccio a questo personaggio così corposo e ricco di angolazioni caratteriali e artistiche: “E’ stato un grande regalo poter interpretare un personaggio del genere, un percorso enorme umanamente e professionalmente difficile. Io ho bisogno di frequentare l’ambiente del protagonista che interpreto e altre cose del genere. Ho avuto la fortuna di poter consultare un’infinità di materiale, e l’unica strada è stata cercare una sostituzione. Dare una carne e una voce, una fisicità ad un artista indefinito e liquido, sarebbe stato una cosa violenta in un certo senso per molti. Giacomo è una persona che abita nella sua testa e renderlo pragmatica viva è stato un trampolino, un tuffo. La poesia molte volte è l’unico modo per dire una cosa. Ho cercato di essere inchiostro e scrittura per costruire il personaggio”Martone ha poi sottolineato l’importanza della sceneggiatura in questo progetto, che “deve essere come una mappa molto dettagliata. All’inizio c’era materiale informe, i testi andavano l’uno sull’altro fino ad una forma narrativa finale. Però poi ci abbiamo rimesso le mani anche con gli attori e non abbiamo considerato mai chiuso il processo creativo, come Leopardi faceva con le sue poesie. Il grido di Giacomo è nella sua mente, che non riesce ad esprimere nella realtà e la resa ottima ha a che fare con lo studio rigoroso della sceneggiatura”.

Giacomo ha scritto tanto come uno scienziato, parlando dell’umanità e di tutto quello che riguarda l’essere umano. Il suo lavoro funziona sempre, come il suo pensiero. Però ci si rispecchia in modo diverso e leggi nelle sue cose, cose che sono reali anche adesso” ha aggiunto Elio Germano, sottolineando la costante attualità della figura di Leopardi. Michele Riondino, che interpreta Antonio Ranieri nel film, ha poi parlato del suo personaggio e del rapporto di questo con il poeta raccontato anche nei suoi libri scritti in età avanzata: “Ho lavorato su degli scritti di Antonio Ranieri, con due libri autobiografici che ha scritto forse per avviare una carriera da letterato nonostante i suoi 80 anni. Non ho fatto altro che rubare da quello che raccontava. Con Giacomo erano utili l’uno all’altro. Lui ha vissuto tutto l’800 ed è legato a molti personaggi. Tuttavia Antonio è visto a Napoli come un eroe e a Recanati come usurpatore, si pensa ancora che abbia approfittato di Leopardi. Loro parlavano d’amore e si dichiaravano amore ogni giorno, ma è riduttivo pensare solo ad un rapporto ambiguo o omosessuale. Li legava un’ amicizia passionale e fraterna che ha fatto dei due un unico corpo“. “Come con gli altri attori, abbiamo iniziato studiando… con lei un rapporto più duraturo anche se lontano. Dalle lettere venga fuori amore e affetto, nonché la dedizione e ammirazione per il fratello. La grande cultura che aveva Paolina visto il padre moderno, per cui anche le ragazze dovevano studiare come l’uomo. Non ha mai messo il naso fuori da Recanati e il suo rapporto con il fratello è molto emotivo e viscerale, quasi una sostituta della madre. Girare a Recanati è stato molto bello, è un luogo chiuso che ha queste aperture sulla campagna” ha dichiarato Isabella Ragonese che interpreta Paolina, sorella di Leopardi.

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Infine Carlo Degli Esposti ha illustrato le qualità del film e gli sforzi produttivi per rendere il sogno realtà: “Questo film rappresenta l’Italia di tante regioni, è stato adottato dal tessuto imprenditoriale delle Marche per riuscire a fare un film così grande in un momento così. Mario è un regista molto profondo che ha bisogno di esprimersi con l’ossigeno intorno. Il Ministero è un co-produttore fondamentale con un tax credit di 15 industriali che hanno creduto in questo film”.