Tra le tante pellicole che il grande maestro Mario Bava ha realizzato e di conseguenza ci ha regalato emozioni parliamo di Gli orrori del castello di Norimberga (1972). Uno dei suoi capolavori gotici, nonostante sia del decennio successivo di quando era un genere in voga, con un eccellente fotografia che rende il colore dell’immagine stupendo, anche visto a distanza di anni. Il direttore della fotografia è lo stesso Mario Bava.
Anzi a distanza di anni diventa sempre più affascinante. Peter Kleist (Antonio Cantafora) si reca in Austria, per visitare il castello dove in passato ci abitava un suo avo, il crudele Barone Otto Von Kleist, soprannominato Il barone sanguinario. Peter vuole documentarsi sulla sua discendenza. Suo zio, il dottor Karl Hummel (Massimo Girotti), durante una visita al castello gli presenta la studentessa di architettura Eva (Elke Sommer). Con quest’ultima una notte decidono di leggere una pergamena, ignari che le parole scritte sono una formula magica per far risorgere Il barone sanguinario.
Cominciano gli orrori al castello, chiamiamolo di Norimberga, dato che in realtà sono in Austria. Norimberga si riferisce allo strumento di tortura chiamato La vergine di Norimberga (che è il titolo di un famoso horror gotico del’63 di Antonio Margheriti). Ci sono varie autocitazioni di altri film di Mario Bava, tra cui la morte di Luciano Pigozzi, che nel film interpreta il guardiano Fritz, muore in una bara chiodata proprio come Barbara Steele, in La maschera del demonio (1960). Nel cast c’è da sottolineare la presenza di Nicoletta Elmi, la bambina misteriosa che 3 anni dopo la vedremo in Profondo rosso. Gli orrori del castello di Norimberga per molti è ritenuto noiosetto e invece un appassionato di horror almeno una volta nella vita deve vederlo per forza, perché definirlo noiosetto è relativo come un po’ per tutti i film. Può darsi chi se lo aspetta noioso vedendolo ne rimarrà sorpreso.
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