Houria: la violenza attraverso lo sguardo delicato della speranza | Recensione

Recensione Houria
Recensione di Houria – Newscinema.it
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4.1 Punteggio
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Sceneggiatura
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Colonna Sonora

Il film algerino Houria presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma 2022, è stato proiettato anche qualche giorno fa durante la 19esima edizione del Biografilm in quel di Bologna.

Con i suoi 104 minuti di durata il lungometraggio diretto da Mounia Meddour è facilmente etichettabile all’interno del filone drammatico e grazie ad I Wonder Pictures arriverà nelle sale italiane il 21 giugno.

Una giovane donna di nome Houria, grande appassionata di danza classica, un giorno subisce una violenza che la costringe ad apportare cambiamenti determinanti nella sua vita. Grazie al sostegno di persone vicine e a una forza interiore che esplode dopo un primo inevitabile momento di sconforto, la ragazza capirà che fissare i propri obiettivi senza mai chinare la testa è l’unica strada percorribile per vivere veramente.

Sapersi rialzare dopo la caduta

Tenacia, voglia di giustizia, vincere l’odio con la speranza. Houria è prima di tutto un inno all’ottimismo e alla positività, ma non quella buonista colorata d’arcobaleno con unicorni e zuccherini, quella vera, tangibile, complicata. Tutti gli esseri umani in quanto tali hanno debolezze, paure e in un modo o nell’altro sono stati investiti da traumi o difficili situazioni.

Il film in questione ci parla proprio di questa fase critica, il punto di rottura e il riaffacciarsi alla vita. Lo sconforto è umano, ma l’essenziale è rialzarsi a piccoli passi, un giorno dopo l’altro, trovando lo stimolo in chi ci sta vicino e in noi stessi, guardandosi dentro, facendo delle proprie ferite insegnamenti che ci temprino.

La donna e l’attualità al centro della narrazione

Armonioso e delicato Houria trova perfettamente il focus, aggrappandosi a una storia femminile, mai ostentata o banale, che in parallelo riflette una linea molto attuale, dalla lotta delle donne in Algeria, passando per la voglia di prendere un motoscafo sperando di raggiungere la felicità e arrivando agli abusi e la criminale violenza che intimorisce e disintegra senza alcuna umanità.

La sorellanza poi è un altro aspetto importante di questo lungometraggio, la formazione istintiva di un gruppo che cresce d’intensità, grazie al supporto dell’amicizia resiliente tra donne scheggiate da disturbi e disabilità, che fanno fronte comune forgiate dal calore umano. Non servono parole, bastano gesti, sguardi, sorrisi per capirsi e in questo la regista è lodevole nell’inquadrare gli attimi o nel giocare spesso in sottrazione, dando ampio spazio a silenzi, suoni naturali, immagini figurative.

Tutto o quasi si poggia sulle spalle della protagonista, interpretata da una brillante Lyna Khoudri che si cala così intensamente nel personaggio da risultare ineccepibile con i suoi lineamenti fini e magnetici che sanno però esplodere all’occorrenza di grinta, sfociando in acuta violenza espressiva.

C’è anche uno spiraglio di leggerezza qua e là tra caproni con nomi di politici che si scontrano brutalmente o una costante musica italiana a tingere un contesto algerino di momenti più soavi e sereni. Si parla di un paese diviso, da un lato la solidarietà femminile, dall’altro il marciume di chi vive d’odio e per ultimo lo schieramento della giustizia, tra menefreghismo e omertà.

Ritmo preciso ed empatia costante

Asciutto, coinvolgente, emotivo e inavvertitamente preciso nel raccontare una storia senza mai disperdersi in divagazioni inutili, il film ti dice il necessario per farti entrare in questa sensibile ragnatela fatta di giusti tempi iniziali, eventi traumatici e rinascita. Nessuna dilatazione, tutto è utile a trovare l’empatia con lo spettatore.

I toni drammatici raccontati dalla delicata voce della speranza, riescono a rendere un film invaso da elementi molto duri, aperto a una facile comprensione emotiva verso un futuro radioso e riflessioni rivolte a chiunque. Mai abbassare la testa, arrendersi o nascondersi dietro alle false giustificazioni, la vita è dura si sa e l’unico modo per viverla appieno è crederci sempre, dando il massimo senza mollare mai.

La sequenza danzante, infine, chiude nel migliore dei modi un piccolo gioiellino vibrante di quell’energia libera, quello stato mentale senza limiti, che a differenza degli ostacoli imposti, nessuno ci potrà mai togliere.