Il nuovo anno del cinema italiano apre con l’elegante e misterioso film di Paolo Virzì, Il Capitale Umano, in arrivo nelle sale italiane il 9 gennaio 2014, distribuito da 01 Distribution in circa 400 copie. Pochi giorni fa a Roma è stato presentato il film in anteprima alla stampa e, il regista insieme al numeroso cast, hanno tenuto un’interessante conferenza stampa subito dopo l’applauso spontaneo al termine della proiezione. Dopo una lotta per l’acquisto dei diritti, l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Stephen Amidon, è stato affidato al regista toscano che lo ha trasportato dal Connecticut alla Brianza, portando sul grande schermo un vero e proprio thriller dalle tinte noir, attraversato da un’ironia tagliente e una buona dose di sarcasmo che ben si adatta al nostro scenario sociale. “Sono grato a mio fratello Carlo per aver ideato la colonna sonora, con quelle musiche che donano mistero al racconto e a Cecilia Zanuso per il montaggio che è un aspetto decisivo del film, poiché la materia originale si presta ad una rielaborazione successiva. Inoltre sono felicissimo del cast poiché ogni attore ha un personaggio che gli permette di dare sfogo al proprio talento” ha dichiarato Virzì in apertura, aggiungendo: “Ho cercato di rappresentare il mondo benestante attraverso un racconto che facesse emergere certi temi in maniera naturale. Il romanzo è un thriller appassionante e offre una vera galleria di personaggi. Nel film indaghiamo su quello che c’è dietro non solo al fatto di cronaca raccontato ma anche alla vita dei vari personaggi coinvolti”.
In una notte fredda e innevata nella provincia della Brianza, accade un misterioso incidente nel quale vengono inevitabilmente coinvolte diverse persone. Strizzando l’occhio al thriller americano, Virzì esplora l’animo umano e il finto benessere della provincia del Nord Italia, raccontando l’incidente dal punto di vista di tre personaggi diversi, ognuno con la propria vita, le proprie paure e le proprie ambizioni. Sono passati diversi anni dalle commedie My Name is Tanino, Ovosodo o il recente Tutti i Santi Giorni e in questo suo ultimo lavoro, Virzì cambia notevolmente il registro stilistico, costruendo la sceneggiatura su un umorismo nero che ricorda Chabrol, mentre la narrazione tende decisamente verso l’architettura del thriller e del giallo, con lo scopo di allarmare lo spettatore e creare diversi colpi di scena che tengono il ritmo dinamico e mai sottotono. “Ero alla ricerca di qualcosa di nuovo. Sì, mi sono ispirato ad un certo tipo di cinema americano.
Amidon è un narratore sociale con una finezza psicologica” ha affermato Virzì, che non nega comunque l’estrema importanza del cast, composto per la maggior parte da attori professionisti di un certo livello, come Fabrizio Bentivoglio, Fabrizio Gifuni, Valeria Golino, Luigi Lo Cascio e Valeria Bruni Tedeschi. Ognuno perfettamente adatto al proprio ruolo, riescono a mostrare tutte le diverse sfumature di personaggi complessi e affascinanti, le cui vite hanno risentito in modi diversi della solitudine e dell’insoddisfazione. Valeria Bruni Tedeschi ha raccontato: “Di solito cerco di guardare con onestà il personaggio e portarlo a me, vedendo i suoi sogni, i suoi bisogni, la sua solitudine e le sue azioni. Questo crea la guerra interiore che cerco e poi le conseguenze arrivano da sole durante le riprese. Mi lascio sorprendere da me stessa. Carla, il mio personaggio, ha messo un coperchio sopra i suoi sogni e io lo trovo commovente e toccante. Quindi ho cercato di trasmettere semplicemente questo mio sentire”. Il film procede con un ritmo calzante e necessario, niente sembra essere superfluo o eccessivo, ma la struttura narrativa si costruisce scena dopo scena avvolta dal mistero, dalla suspance e dall’intreccio di emozioni contrastanti di natura diversa. Virzì utilizza un fatto di cronaca che mette in luce, oltre al passato dei vari personaggi, il metodo delle compagnie di assicurazione che mettono sulla bilancia le nostre vite chiedendo: “Qual è il vostro prezzo?“.
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