Una leggenda racconta dell’esistenza di una misteriosa isola fluttuante nel cielo chiamata Laputa che nasconde tesori di inestimabile valore e custodisce un potere inimmaginabile. Esisterà davvero o sarà un semplice frutto della fantasia?

Grazie alla Lucky Red il prossimo 25 Aprile giungerà finalmente  nelle sale italiane Il Castello nel cielo (in origine Laputa – Castello nel Cielo), il terzo lungometraggio d’animazione realizzato da Hayao Miyazaki nonché il primo a essere prodotto dal neonato studio Ghibli dello stesso Miyazaki e Isao Takahata (correva l’anno 1986). Un’occasione questa imperdibile per (ri)vivere sul grande schermo le avventure della giovane Sheeta e del suo amico Pazu alla ricerca di quest’isola leggendaria.

In un secolo ormai dominato dalla computer grafica, specialmente se si parla di animazione, tornare a confrontarsi e ad ammirare, con sguardo nostalgico, i disegni nati dalla folgorante fantasia di Miyazaki, non può che lasciare lo spettatore a bocca aperta fin dai titoli di testa: il film, dopo una breve introduzione, mostra alcuni modelli di macchine volanti espressamente disegnate dal regista, realizzate nello stile delle litografie come omaggio a un’archeologia fantastica a metà tra il futuribile e il retro. Miyazaki ci introduce in mondo di fantasia, a cavallo tra XIX e XX secolo, tra la nostalgia del passato e l’inevitabile pregresso dettato dalla rivoluzione industriale. I sapienti disegni, grazie anche alla perizia di disegnatori e illustratori come Kazuro Oga e Katsu Hisamura, mostrano paesaggi meravigliosi e mozzafiato, in cui è possibile perdersi e staccarsi dalla realtà (ancora di più se esaltati dalle splendide musiche eteree di Joe Hisaishi), lo sferragliare di treni, le macchine volanti più assurde (una passione che accompagna il regista fin dall’infanzia), le maestose linee ferroviarie, l’oscurità dei pozzi e delle miniere, gli oceani di nuvole.

L’immaginazione irrefrenabile unita in una fusione perfetta con le tematiche più care al regista, tutt’ora attuali, rendono questa pellicola senza età: il rapporto tra la natura e l’uomo, la forza dell’amicizia, lo stillicidio del proprio habitat, lo scetticismo verso il progresso, la brama di potere, la guerra e le tematiche antimilitaristiche, assumono tutte uno spessore rilevante ma mai pesante. Questo grazie anche alla bravura di Miyazaki e di Yoshinori Kanada nell’ideare numerose e spericolate scene d’azioni (velocissime, dinamiche sullo schermo) a ripetizione con esplosioni e inseguimenti che rendono la trama scorrevole.

In questa storia universale, sorprendente e mai scontata, il connubio tra fantasia e attualità trova la sua esemplificazione completa. I personaggi e i loro legami sono perfettamente delineati, è impossibile non affezionarsi ad alcuni o odiarne altri: dalla giovane e forte Sheeta, all’intrepido e testardo minatore Pazu; dalla famiglia di teneri e scapestrati pirata guidati da mamma Ma Dola allo spietato colonnello Muska, tutti determinati al raggiungimento di uno scopo senza risparmiarsi mai. Se vogliamo trovare una nota negativa, è forse l’eccessiva dilatazione della durata (127 minuti), ma di fronte a uno spettacolo del genere questo difetto può tranquillamente passare in secondo piano.

Tutti questi ingredienti rendono Il Castello nel cielo il film più completo di Miyazaki, con i suoi legami con l’universo letterario per l’infanzia (i rimandi all’isola del Tesoro e a i viaggi di Gulliver non sono un caso) e un gusto per l’umorismo personale. Così come lo è Laputa, questa pellicola è un’opera altrettanto preziosa, da custodire e (ri)vedere; è un’opera che fa’ riflettere e mostra tra le risate e le lacrime il lato (dis)umano di ognuno di noi in rapporto con gli altri, siano questi esseri umani, animali, robot o la natura in generale. Il castello nel cielo è un gran film d’animazione e “I grandi film per bambini piacciono a tutti”, parola di Miyazaki.